I diritti umani sono diritti che abbiamo per il solo fatto di esistere, indipendentemente dalla presenza di uno Stato che li garantisca. Come siamo messi con il loro rispetto?
Quando parliamo di diritti umani il documento più importante è - probabilmente - la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, approvata dall'Assemblea dalle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948
La II guerra mondiale è appena finita, gli orrori dell'Olocausto sono negli occhi di tutti, qualcosa con cui il mondo dovrà fare i conti ancora a lungo. Ecco quindi che l'articolo 1 stabilisce che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Diritti che troviamo poi elencati negli articoli successivi: sono la vita, la libertà di pensiero, di religione, di coscienza, la sicurezza della persona, l'uguaglianza di fronte alla legge, la possibilità di ricorrere in tribunale e il principio di innocenza fino a prova contraria. E anche la libertà di lasciare o di tornare nel proprio paese, il diritto di sposarsi senza limitazioni di etnia, cittadinanza o religione.
Human Rights Watch
Human Rights Watch nel suo ultimo rapporto, nel quale analizza ogni anno la situazione dei diritti umani in oltre 100 paesi , sottolinea come nell'ultimo anno diversi governi autoritari si stiano scontrando con uomini e donne che scendono in piazza e sono disposti a rischiare la vita solo per chiedere libertà e democrazia: la reazione a queste istanze democratiche della popolazione è infatti spesso la repressione.
La Cina
Rientra in questo quadro la Cina, dove, scrive Human Rights Watch, nell'ultimo anno il governo ha raddoppiato la repressione all'interno e all'esterno del Paese. All'interno perché nella gestione della pandemia le autorità hanno usato il pugno duro nel comprimere le libertà personali in nome della strategia “zero contagi” e hanno - scrive Human Rights watch - “manipolato modo pervasivo le informazioni” relative ai contagi, restringendo l'accesso a Internet e mettendo a tacere ogni voce di dissenso. Quanto al fronte esterno più visibile, quello di Hong Kong, “semplici libertà civili come la pubblicazione di notizie sono state trattate come atti sovversivi”, scrive la Ong
L'Afghanistan
Poi c'è l'Afghanistan: il regime talebano, da un anno e mezzo tornato stabilmente al potere, ha cancellato tutti i progressi fatti in materia di diritti delle donne. La maggior parte delle scuole femminili sono state chiuse. Oggi le donne nel paese non solo non possono lavorare ma non hanno neppure la libertà di uscire di casa da sole, nemmeno per andare in un parco pubblico o al luna park. Da quando i talebani hanno ripreso il potere decine di giornalisti - si legge nel report - sono stati arrestati, il 70% dei media ha chiuso i battenti, i pochi rimasti lavorano tra minacce e autocensura
L'Iran
Un peggioramento ulteriore sul fronte dei diritti umani lo stiamo vedendo, in queste settimane, in Iran. A circa tre mesi dall'inizio delle proteste, sono almeno 18mila le persone arrestate e secondo diverse Ong almeno 500 le persone uccise per il solo fatto di essere scese in piazza al grido di “donne, vita, libertà”. Le proteste di questi mesi, esplose dopo la morte di Mahsa Amini, sono una risposta della popolazione alle politiche portate avanti dal regime, oggi guidato da Ebrahim Raisi, ex magistrato che nel giugno del 2021 è diventato presidente “con elezioni non libere e illegali”, sottolinea Human Rights Watch. (Raisi è tra l'altro ritenuto uno dei responsabili delle esecuzioni – sommarie e senza processo - dei prigionieri politici avvenute già nel luglio del 1988). Ma anche nel corso di quest’anno sono state eseguite condanne nei confronti di 500 persone, ben più delle 314 che erano state conteggiate da Amnesty International nel 2021. Un numero che vedremo crescere, ora che il regime iraniano ha iniziato le esecuzioni dei manifestanti.
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