Delitto Alessandra Matteuzzi, il nipote: "Spero che la morte di mia zia cambi le cose"

Cronaca

"Mi aspetto che l'assassino marcisca in galera, ma non deve pagare solo lui", dice Matteo Perini nipote della vittima del femminicidio di ieri a Bologna

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“Mia zia era una persona di cuore e non si meritava tutto questo, spero che questo episodio serva a cambiare le cose. Mi aspetto che lui marcisca in galera, ma che non paghi una persona sola, altrimenti succederà di nuovo". Lo ha detto Matteo Perini, nipote di Alessandra Matteuzzi, la 56enne massacrata di botte e martellate a Bologna dall'ex fidanzato Giovanni Padovani, 27 anni, che lei a luglio aveva denunciato per stalking. Intanto la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, attraverso il suo Gabinetto, ha chiesto agli uffici dell'Ispettorato di "svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando, all'esito, valutazioni e proposte".

 

 

Le parole della cugina avvocato

"Quello che è successo non è stato affatto un fulmine a ciel sereno perché c'erano stati segnali precedenti, tanto è vero che c'era stata una denuncia. Il problema è nelle falle normative. se viene sporta una denuncia per atti persecutori e nel contempo non c'è una protezione, continueranno i femminicidi". Lo ha detto la cugina di Alessandra Matteuzzi, l'avvocato modenese Sonia Bertolini, che questa mattina era nella casa di Bologna dove ieri è stata uccisa la parente 56enne dall'ex compagno, che aveva denunciato a fine luglio.

Il luo dell'omicidio e la vittima, Alessandra Matteuzzi

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La replica della Procura di Bologna

Il fatto che Padovani avesse il divieto di avvicinarla e che nonostante ciò l’abbia uccisa ha scatenato il mondo social e smosso l’opinione pubblica. “In questa vicenda non si può parlare di mala giustizia. La denuncia è stata accolta a fine luglio, il primo agosto è stata immediatamente iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Noi quello che potevamo fare lo abbiamo fatto”, a dirlo è il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato. “Dalla denuncia della vittima - spiega ancora il Procuratore - non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto”. Sulla efficacia di un uso più massiccio del braccialetto elettronico, nel caso ci siano gli estremi per applicarlo, Amato spiega: “Il vero problema che pone è quello dei costi perché già oggi quei braccialetti elettronici che potremmo dover utilizzare per alcuni reati, quando poi in concreto i vai a richiedere non si trovano. Serve la norma ma anche gli strumenti economici che la norma la fanno funzionare”.

 

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