“Il diritto a difendere la propria vita e il proprio Paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi”. Queste parole usate dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin hanno scatenato la dura reazione del Pontefice che ribadisce “No alle armi”
Papa Francesco denuncia lo scandalo delle spese per le armi. ”E’ una scelta che riporta tutto e tutti indietro”, ha detto il Pontefice ricevendo in Vaticano i rappresentanti delle organizzazioni di volontariato. "Quanto si spende per le armi, terribile! ha aggiunto Francesco. “Non so quale percentuale del Pil, non mi viene la cifra esatta, ma un’alta percentuale”. Il discorso del Papa arriva a pochi giorni dall’approvazione a larga maggioranza da parte della Camera dell’odg proposto dalla Lega che impegna il governo a portare dall’1,5% al 2% del Pil le spese militari entro il 2024 .
Papa Francesco: spendere per le armi sporca l’anima
“Si spende nelle armi per fare le guerre, non solo questa, che è gravissima, che stiamo vivendo adesso, e noi la sentiamo di più perché è più vicina, ma in Africa, in Medio Oriente, in Asia, le guerre, continue». Invece «bisogna creare la coscienza che continuare a spendere in armi sporca l’anima, sporca il cuore, sporca l’umanità. A che serve impegnarci tutti insieme, solennemente, a livello internazionale, nelle campagne contro la povertà, contro la fame, contro il degrado del pianeta, se poi ricadiamo nel vecchio vizio della guerra, nella vecchia strategia della potenza degli armamenti, che riporta tutto e tutti all’indietro? Sempre una guerra ti riporta all’indietro, sempre».
Pietro Parolin: il diritto a difendersi prevede il ricorso alle armi
Dalle affermazioni di Bergoglio sembra discostarsi il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che in un’intervista al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva aveva detto: "Il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio Paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi", ha detto Parolin che non sposa proprio una linea di difesa armata in quanto afferma che la priorità resta la via diplomatica. “Sebbene gli aiuti militari all’Ucraina possano essere comprensibili, la ricerca di una soluzione negoziata, che metta a tacere le armi e prevenga un’escalation nucleare, resta una priorità”, ha concluso Parolin.