Mafia foggiana, cosa sappiamo sull'organizzazione criminale più sottovalutata in Italia

Cronaca

Piero Ancona

©Ansa

Anche nota come "Quarta Mafia", è costituita da una galassia di famiglie malavitose, ora riunite in storiche alleanze, ora contrapposte in faide sanguinose. La Direzione investigativa antimafia ne ha individuato tre articolazioni principali, dedite a varie attività: dalle estorsioni alle rapine. Lamorgese: "Foggia ha bisogno di un intervento straordinario, costante nel tempo"

La Quarta Mafia è la meno raccontata e conosciuta tra le organizzazioni criminali del nostro Paese. Una sottovalutazione assolutamente ingiustificata che ne ha favorito la crescita. La fotografa molto bene, nel 2020, la relazione semestrale della Direzione Distrettuale Antimafia, un documento sempre attuale, una sorta di guida attraverso luoghi, protagonisti e interessi criminali. 

 

articolazioni della quarta mafia
Direzione Investigativa Antimafia

Le caratteristiche

La Mafia Foggiana, in realtà, si presenta come una galassia di famiglie malavitose, ora riunite in storiche alleanze, ora contrapposte in faide sanguinose. Un’enorme piovra capace di allungare i propri tentacoli in tutti gli angoli della seconda provincia più estesa d’Italia; dai campi del Tavoliere ai monti del Gargano, scivolando verso le splendide spiagge bagnate dall’Adriatico. Droga, estorsioni, usura e rapine gli affari coltivati da questa mafia che gli investigatori descrivono, quasi a volerne sottolineare la spietatezza, come primitiva e rozza.

Le tre articolazioni

La DIA, nella sua relazione, ne individua 3 articolazioni principali: la società foggiana, la mafia garganica e la malavita cerignolana. La prima si muove prevalentemente nella città di Foggia con le sue tre “batterie”: Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese. Le cronache locali raccontano di guerre spietate a colpi di morti ammazzati, ma anche di lunghe tregue, funzionali alla pianificazione degli spazi di influenza per quelli che sono gli affari delle famiglie: racket delle estorsioni, usura, riciclaggio, gioco d’azzardo e droga. Il Gargano invece è la terra dei “Montanari”, passati dall’abigeato al traffico di droga (fatta arrivare dall’Albania o coltivata in loco), senza però perdere la loro “primitiva” spietatezza.

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Le faide

Negli ultimi cinquant’anni, la storia criminale di queste montagne è contrassegnata dalla violenza delle “faide”. La più famosa è ambientata a Sannicandro Garganico, dove a partire dal 1981, si contano decine di morti tra le famiglie Tarantino e Ciavarella. Negli ultimi anni, la scena si è spostata a Monte Sant’Angelo, terra dei Libergolis, protagonisti di una altrettanto spietata guerra con i Romito di Manfredonia, che nell’agosto del 2017 culminerà nella strage di San Marco in Lamis, nella quale perderanno la vita anche i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, due agricoltori venutisi a trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato. La terza articolazione della Mafia foggiana individuata dalla Dia è la malavita cerignolana, specializzata nei furti di auto e, soprattutto, nelle rapine ai furgoni portavalori. Un vero e proprio marchio di fabbrica per i clan di Cerignola, che non disdegnano colpi in trasferta, anche all’estero.

Le parole di Lamorgese

Ma c’è una criminalità che si fa spazio, sempre più rumorosamente, anche nell’alto Tavoliere, a San Severo, per esempio, dove sono esplose quattro delle nove “bombe” di questo inizio d’anno che hanno richiamato, in Capitanata, il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho e il capo della Polizia con i comandanti generali di Carabinieri e Guardia di Finanza. “Foggia ha bisogno di un intervento straordinario, costante nel tempo”, la promessa del ministro al termine di un vertice in Prefettura servito anche a “battezzare” la locale associazione Antiracket, uno strumento prezioso che si spera possa dare ora coraggio, voce e forza alle tante, troppe vittime della Quarta Mafia.

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