Commissione femminicidio: solo 15% vittime aveva denunciato

Cronaca

di Monica Peruzzi

La Commissione parlamentare ha analizzato tutti i femminicidi degli anni 2017 e 2018. Emerge un quadro desolante, di donne lasciate sole e istituzioni non preparate a leggere la violenza. 196 gli orfani di femminicidio. Il 30% ha trovato il corpo della madre.

Una tragedia vissuta da sole, chiuse nel silenzio della disperazione di chi non ha trovato ascolto, là fuori. Impaurite.

Sono morte così le 211 vittime di femminicidio uccise fra il 2017 e il 2018.

A rivelarlo è l’ultima indagine della Commissione parlamentare contro il femminicidio, che ha analizzato ogni singolo delitto commesso in quegli anni contro le donne, per il solo fatto di essere donne.

Sono due le costanti:

il criminale forma la sua identità su una relazione di dominio e controllo.

la donna viene uccisa non perché in sé fragile o vulnerabile, ma perché, resa tale dalla relazione tossica o, al contrario, perché si ribella a quel controllo.

E’ così che, sottraendosi ai doveri di ruolo, non solo, scrive la commissione, viola una regola sociale e culturale, ma rende l’uomo che glielo ha permesso un perdente, agli occhi della collettività.

La sanzione è la morte.

 

Identikit dell'assassino

 

I dati ci dicono che il 57,4% dei femminicidi è opera del partner, il 12,7% dell’ex.

nel 4,4% dei casi la coppia era separata di fatto, nel 9,7% la separazione era in corso e nel 23,9% la donna aveva espresso la volontà di separarsi. Nella maggioranza dei casi, dunque, la rottura dell’unione non emerge dagli atti neanche come intenzione della vittima. il femminicidio, dunque, è l’atto estremo di dominio sulla donna, al di là della sua possibile volontà di indipendenza.

 

 

Un’altra caratteristica ricorrente è il suicidio dell’assassino.

Dei 192 autori, 67 (il 34,9%) si sono tolti la vita dopo l’omicidio della donna.

E così dei 169 orfani di femminicidio che si possono contrae in due anni, un terzo è rimasto orfano anche del padre.

Ma lo studio va oltre: Il 46,7% dei figli sopravvissuti (79 su 169) aveva assistito alle precedenti violenze del padre sulla madre e, di questi, la maggioranza era minorenne (43 su 79, il 54,4%).

Inoltre, il 17,2% dei figli sopravvissuti (29 su 169) era presente al femminicidio, dei quali il 72,4% era minorenne (21 su 29), e addirittura il 30% dei figli sopravvissuti (50 su 169) ha trovato il corpo della madre (19 erano minorenni).

Se si considerano solo i figli minorenni, il 18% ha vissuto l’esperienza più traumatica, non solo essendo presente al femminicidio ma anche trovando il corpo della madre.

 

Violenza in maggioranza vissuta in totale solitudine dalle donne.

Il 63%  delle donne non aveva riferito a nessuna persona o autorità le violenze pregresse subite dall’uomo.

Solo il 15% delle vittime aveva denunciato precedenti violenze.

Le denunce/querele, quindi, avvengono in pochi casi, ma spesso, quando avvengono, si susseguono. Infatti, il 58,6% delle donne che avevano sporto denuncia ne aveva sporta più d'una e, addirittura, il 34,5% 3 o più. Il numero medio di denunce/querele per femminicidio risulta pari a 2,3, e la mediana pari a 2.

Sono molte le ragioni che disincentivano le denunce: la convinzione di poter gestire la situazione da sole, la paura di subire una più grave violenza, il timore di non essere credute, il sentimento di vergogna o imbarazzo, il senso di sfiducia nelle forze dell'ordine.

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