'Ndrangheta, traffico di rifiuti: arresti e sequestri in tutta Italia

Cronaca

Operazione del Gruppo Carabinieri Forestali di Reggio Calabria: ventinove misure cautelari personali tra Calabria ed Emilia-Romagna, sequestrate cinque aziende. Colpiti i vertici della famiglia Piromalli, tra gli arrestati anche l'ex parlamentare Pittelli

Ventinove misure cautelari personali, diverse delle quali rivolte ad esponenti apicali della 'ndrangheta, e il sequestro di cinque aziende di trattamento rifiuti tra Calabria ed Emilia-Romagna sono state eseguite dai carabinieri del Gruppo Forestali e del Comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito di una inchiesta della Dda reggina. Gli indagati sono accusati, a vario titolo di associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti ed altri reati ambientali al termine di una indagine condotta dal Nipaaf, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale dei Carabinieri Forestali. C'è anche l'avvocato penalista ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare, già imputato nel maxiprocesso Rinascita-Scott della DDa di Catanzaro.

Provvedimenti emessi dal gip Bellini

All'operazione, denominata "Mala pigna", hanno partecipato anche i carabinieri forestali dei Reparti in Calabria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, con il supporto dello squadrone eliportato "Cacciatori Calabria" e i militari dell'ottavo Nucleo Elicotteri Carabinieri di stanza a Vibo Valentia. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Vincenza Bellini su richiesta della Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.

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In carcere i vertici della famiglia Piromalli

Secondo quanto emerge, la filiera dei rifiuti partiva da Gioia Tauro e arrivava fino al Nord Italia. A gestirla era la cosca Piromalli. Con l'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Bellini, sono finiti in carcere esponenti di vertice della famiglia mafiosa ma anche imprenditori di riferimento della cosca Piromalli. L'epicentro del traffico di rifiuti sarebbe stato Gioia Tauro. Oltre all'associazione mafiosa, la Dda reggina ha contestato agli indagati pure il reato di disastro ambientale.

Un frame tratto dal video dei carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro mostra un momento dell'operazione che, con un intervento attuato dal Gis supportato dai Carabinieri dallo Squadrone Eliportato "Cacciatori Calabria", ha portato all'arresto del latitante Cosimo Damiano Gallace, di 60 anni, ricercato da un anno perché deve scontare 14 anni di carcere per associazione mafiosa, Guardavalle, 7 Ottobre 2021. ANSA/US/CARABINIERI

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Rifiuti interrati, valori tossici sopra la soglia limite del 6.000%

Nel corso delle indagini. è e,erso che rifiuti speciali, anche pericolosi, venivano interrati nel suolo, anche sotto terreni agricoli alcuni dei quali sono risultati gravemente contaminati da sostanze altamente nocive con valori che in alcuni casi sono arrivati al 6000% sopra il limite previsto con il concreto pericolo di contaminazione anche della falda acquifera sottostante. 

Foto di Archivio

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Gli inquirenti: "Pittelli 'postino' dei Piromalli" 

Il ruolo dell'ex parlamentare Pittelli, come emerge nel capo di imputazione, sarebbe stato quello di "'postino' per conto dei capi della cosca Piromalli, nella perizia balistica relativa all'omicidio del giudice Antonino Scopelliti", il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione ucciso il 9 agosto del 1991 in un agguato a Campo Calabro, nel reggino, mentre rientrava a casa a bordo della sua autovettura. In particolare, l'ex parlamentare, secondo l'accusa, avrebbe sottoposto all'attenzione di un indagato, ritenuto "soggetto di estrema fiducia" della famiglia mafiosa Piromalli di Gioia Tauro, "una missiva proveniente da Antonio Piromalli finalizzata a far risultare un pagamento tracciato e quietanzato per il consulente tecnico che avrebbe dovuto redigere la consulenza per conto di Giuseppe Piromalli detto 'Facciazza' indagato quale mandante, in concorso con altri capi di cosche di 'ndrangheta e di Cosa nostra siciliana, dell'omicidio del giudice Scopelliti facendosi portavoce delle esigenze della cosca". In sostanza, per la Dda reggina, avrebbe pianificato "un sistema al fine di eludere la tracciabilità del denaro necessario alle strategie difensive, proveniente da profitti criminali".

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