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Omicidio Ziliani, figlie nella stessa cella. L’intercettazione: “Coi soldi auto e vacanza”

Cronaca
©Ansa

Le due sorelle, in carcere con l'accusa di aver ucciso la madre, parlavano dei soldi che avrebbero gestito con il patrominio della donna. Dalle parole pronunciate dalle due in una conversazione del 26 maggio, secondo gli inquirenti emerge che “l’unica preoccupazione sembrava rivolta agli aspetti economici” della vicenda

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Hanno passato la notte nella stessa cella Silvia e Paola Zani, le due sorelle di 27 e 19 anni accusate dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere della madre Laura Ziliani. È invece in isolamento a Canton Mombello Mirto Milani, fidanzato della maggiore, che aveva una relazione nascosta con la più piccola. Da un’intercettazione del 26 maggio emerge come le due fossero interessate alla gestione del patrimonio della donna. “Già soltanto con quella paghiamo l’anticipo per un’auto nuova”, diceva Silvia alla sorella, aggiungendo: "Quella settimana lì poi scappiamo… che possiamo praticamente andare in vacanza”.

Inquirenti: “Unica preoccupazione, gli aspetti economici”

Le due sorelle parlavano della trattativa per l'acquisto di una casa a Temù (Brescia) e in un'intercettazione esplicita "a venti giorni dalla scomparsa della madre in circostanze misteriose, già si congratulavano l'un l'altra per i soldi che da lì avrebbero incassato, riuscendo a dare un anticipo per una nuova vettura e probabilmente anche ad andare in vacanza", emerge nell'ordinanza firmata dal gip di Brescia. Nell’intercettazione del 26 maggio, gli inquirenti sottolineano "l'assenza di qualsivoglia turbamento circa le sorti della madre", la loro "unica preoccupazione sembrava rivolta agli aspetti 'economici' della vicenda".

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La prima notte in cella

Silvia e Paola Zani sono detenute dal 24 settembre nel carcere femminile bresciano di Verziano dove sono entrate tenendosi per mano, poi sono state separate per alcune ore prima di essere messe nella stessa cella. Insieme a Mirto Milani si sono chiuse nel silenzio, come in silenzio sono rimasti quando i carabinieri venerdì mattina li hanno arrestati.

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Le tappe della vicenda

Le due sorelle e il fidanzato della maggiore, che nascondeva anche una relazione con la più piccola, per chi indaga sono un "trio criminale” accusato dell’assassinio di Laura Ziliani. L’ex vigilessa di Temù, 55 anni e vedova dal 2012, era scomparsa l'8 maggio in Alta Val Camonica e il cadavere è stato trovato esattamente tre mesi dopo, l'8 agosto, sempre nel paese bresciano, nascosto tra la vegetazione vicino al fiume Oglio. Le ragazze, di 27 e 19 anni, sono due delle tre figlie della vittima (l'altra figlia ha 24 anni e non è indagata). Il movente individuato di questo delitto maturato in ambito familiare è di natura economica. "I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell'amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici", si legge nelle 38 pagine di ordinanza cautelare con riferimento alla decina di immobili di cui la vittima disponeva tra la città e la Val Camonica.

La denuncia di scomparsa

A denunciare la scomparsa della donna era stata la figlia maggiore che l'8 maggio alle 11.58 aveva chiamato i carabinieri spiegando che la madre attorno alle 7 del mattino era uscita per una passeggiata in montagna e che non era più tornata. Mirto Milani, 27 anni, è stato invece identificato come il manipolatore delle sorelle Zani, "che non riuscendo per motivi caratteriali a contrastare la volontà materna hanno preferito sopprimere la genitrice piuttosto che dissentire apertamente con lei circa la gestione di un cospicuo patrimonio immobiliare". Il 7 luglio Paola Zani, la più giovane delle sorelle arrestate, parlando con un'amica le avrebbe raccontato di essere preoccupata perché, con il computer sequestrato dalla Procura, "Mirto su un canale crime ha fatto ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer e torture".

Tracce di bromazepam nel corpo di Laura Ziliani

Dopo che è stata ritrovata, l’autopsia su Laura Ziliani non ha evidenziato segni di violenze e neppure fratture, ma dall'esame tossicologico è emerso che nel corpo c'erano tracce di bromazepam, un composto benzodiazepinico. Secondo le indagini già a metà aprile i tre avevano cercato di avvelenare Laura Ziliani con una tisana al termine di una cena. "L'episodio in questione - ha scritto il gip - altro non è che il prodromo dell'omicidio". Tra gli indizi a carico delle due figlie e del fidanzato, il più pesante è quello relativo al rinvenimento della scarpa sinistra della vittima dopo che il 23 maggio i soccorritori trovarono la scarpa destra vicino a un torrente, poco distante da dove ad agosto è stato rinvenuto il cadavere. Il 25 maggio un residente di Temù aveva visto Silvia Zani e il fidanzato Mirto Milani addentrarsi in una zona boschiva ed era scattata la segnalazione ai carabinieri che il giorno stesso avevano poi ritrovato nella boscaglia la scarpa sinistra di Laura Ziliani. Da qui, il proseguimento delle indagini fino all’arresto del 24 settembre, scattato nei confronti dei tre per il pericolo di reiterazione del reato da parte degli indagati "che - si legge agli atti - hanno dimostrato una non comune freddezza a dispetto della giovane età e dell’incensuratezza".