Negli ultimi due secoli la nostra immagine è cambiata profondamente. Dalle donne morbide e dalle curve arrotondate dell'800 fino alle pin-up e alle modelle skinny.
Il nostro corpo è diventato terreno di caccia per vendere prodotti che ci facciano sentire più belle. Abbiamo rinunciato alla nostra unicità ricorrendo sempre più spesso alla chirurgia estetica. Eppure quello che vendono non è ciò che piace agli uomini. Anzi.
Betornati a N.E.R.D. Non è roba per donne. Oggi parliamo della nostra immagine.
Negli ultimi due secoli abbiamo assistito a un’autentica rivoluzione nell’immagine della donna.
Un tempo l’immaginario era popolato di donne in carne, con curve abbondanti e imperfezioni, sfoggiate senza timore sulle tele dei più grandi artisti.
Poi, a metà del 900, è arrivata la Tv. E tutto è cambiato.
Mentre il nuovo modello di donna iperversava sugli schermi il business della chirurgia estetica registrava un autentico boom. (N.E.R.D. PUNTATA 1 - 2 - 3)
Cosa ci dicono i numeri?
L’Italia è il sesto Paese nel Mondo per quantità di interventi estetici, secondo i dati della Società Italiana di Chirurgia Plastica ed Estetica.
E anche se gli uomini sono in aumento, le donne sono ancora la maggioranza.
Il 68% degli interventi di addominoplastica e il 92% delle liposuzioni.
Il motivo di questa autentica mutazione dell’immagine delle donne, che oltre alla corsa alla chirurgia ha causato l’insorgenza di patologie dannose come anoressia e bulimia, prima causa di morte fra le ragazze, ancora oggi, lo chiediamo a Lorella Zanardo, attivista e divulgatrice, autrice del libro e del documentario "Il corpo delle donne".
"Alla base di questo cambiamentoc'è l'avvento dei media, che portano un sacco di cambiamenti in positivo ma anche molti problemi. Una cinquantina di anni fa l'unico modello che esisteva per le donne era proposto da qualche rivista, dal concorso di Miss Italia, per il resto si era abbastanza libere. Attenzione, le donne sono sempre state soggiogate, ma un tempo le cose erano molto diverse. Pensate cosa prova un'adolescente oggi: schermi che la circondano 24 ore al giorno. Ovunque si trovano Tv, smartphone. E cosa propongono tutti questi strumenti? Un modello di donna unico, che non rilflette la nostra eterogeneità, imposto 24 ore su 24. E' difficile scappare da questo modello perché è molto pervasivo. Le ragazze soffrono perché è un'immagine irraggiungibile, troppo lontana dalla realtà. Artefatta".
Identità cancellata
E’ come se avessimo permesso che venisse cancellata l’identità delle donne, la bellezza della diversità? Avete capito perché?
"La nostra diversità è andata persa. Dice lo psicoanalista James Hillman: la vulnerabilità è il nostro maggiore fascino. Ma pensate a come appariamo quando siamo vulnerabili. Appariamo molto vere, ci mostriamo per quello che siamo. Invece i media ci hanno insegnato a essere il più aderenti possibile a quel modello imposto. Ma attenzione: chiediamoci perché questo modello viene imposto. Perché più carenti ci sentiamo, più consumiamo. Quando arriva la stagione estiva, come adesso, corriamo tutte a comprare creme contro la cellulite. Cerchiamo su internet l'ultima dieta che promette miracoli in vista della prova costume. Oppure andiamo dal chiururgo a farci la mastoplastica additiva. Capite che un modello unico vuol dire una donna che consuma molto di più.
Su questo si riflette troppo poco. Ma la vrità è che siamo bersagli del marketing. Consumiamo per aderire a un modello.
Un modello che piace ai nostri partner? No, anzi. E' il modello che piace alle aziende".
Cosa fare da domani?
Oggi il movimento della body positivity sta cambiando di nuovo la prospettiva. Quindi ripensare al nostro corpo e volersi più bene, anche con le nostre imperfezioni è possibile. E allora cosa fare da domani?
"Oggi ci sono ragazze coraggiose che si sono stufate e hanno deciso di non restare più in questa gabbia, come la chiamo io. Forse un chilo in più, un bel sedere va bene e anche un naso meno perfetto. Adesso, attraverso i social - e questa è la parte buona del web - hanno iniziato ad aprire le sbarre della gabbia. Quindi da domani dobiamo educare, educare, educare. Noi stiamo lavorando come 'Nuovi Occhi per i media' proprio per questo.
Attenzione, perché sembra molto semplice ma non lo è affatto. Siamo ancora molto lontani dal far entrare nel tessuto sociale la consapevolezza e la forza per essere come si è, per aderire al proprio modello unico. Educare a tutto tondo alla libertà di essere, semplicemente, se stessi".