La 26enne campana chieda che vengano tutelati anche i diritti di chi lavora con i selfie e le stories e propone di colmare il vuoto di regolamentazione su tariffe e oneri fiscali, come già succede negli Usa. Alcuni colleghi, però, esprimono perplessità
Nuove professioni, nuovi sindacati. Questo in sintesi quanto chiede Mafalda De Simone, influencer campana di 25 anni. Con i suoi oltre 176.000 follower su Instagram è tra le più seguite in rete e ora, come riporta il Messaggero, chiede che vengano tutelati anche i diritti di chi lavora con i selfie e le stories e propone di colmare il vuoto di regolamentazione su tariffe e oneri fiscali.
Un sindacato per gli influencer
Mafalda De Simone si ispira al modello statunitense dove, dal 2020 le sigle AIC (American Influencer Council) e TCU (The Creator Union) regolano gli aspetti economici del mestiere, supervisionando i contratti e garantendo un trattamento paritario alle star del web. È dello stesso parere Paola Di Benedetto, vicentina di 26 anni, 70mila follower su Instagram e fidanzata di Federico Rossi del duo Benji e Fede. “È un errore pensare di far tutto da soli – dichiara al Messaggero - bisogna proteggersi, avere alle spalle qualcuno che ti preceda e tratti per te con le aziende. In Italia è difficile che quello degli influencer venga considerato un lavoro: dai 50.000 follower in poi, trattare da soli non conviene, meglio rivolgersi a un'agenzia”.
Pareri discordanti
Per Tasnim Ali, l'influencer con il velo (307.000 follower, TikTok), “la proposta di un sindacato può venire in aiuto di chi ha meno follower, e magari si trova a navigare in questo mondo senza un'agenzia. Ma mettere insieme a livello associativo le diverse realtà è complicato, perché chi ha 60.000 follower non vale per le aziende quanto chi ne ha un milione”. Inoltre, dice Paolo Stella (378.000 follower, Instagram), sempre al quotidiano romano, “dare delle regole comuni servirebbe a distinguere tra chi si comporta in maniera professionale e chi, pur avendo i numeri, non lo fa”.