Scuola, allarme varianti: Regioni chiedono classificazioni rischio e più vaccini

Cronaca
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Negli istituti italiani si diffondono i casi legati alle varianti del coronavirus. Le Regioni chiedono all’esecutivo una classificazione di rischio per le attività scolastiche e universitarie. Si rivendica anche la necessità di maggiori forme di congedo parentale e più risorse a sostegno dei genitori in caso di chiusura delle scuole. Si rimarca anche la possibilità di garantire la vaccinazione agli insegnanti, indipendentemente da dove prestano servizio

L'allarme per la diffusione delle varianti del coronavirus (LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI) dilaga anche nelle scuole italiane. E le Regioni chiedono una classificazione di rischio per le attività scolastiche e universitarie, come già avviene in altri settori (TUTTE LE RICHIESTE DELLE REGIONI). Nella lettera dei governatori all’esecutivo si rivendica anche la necessità di maggiori forme di congedo parentale e più risorse a sostegno dei genitori in caso di chiusura degli istituti per questioni legate al contagio. Non solo: è necessario, rimarcano le Regioni nella piattaforma consegnata al ministro Gelmini per sottoporla al governo, che ogni Regione sia messa nelle condizioni di poter garantire la vaccinazione ai propri insegnanti residenti ed assistiti, indipendentemente dalla Regione in cui prestano servizio (DOVE SONO STATE INDIVIDUATE LE VARIANTI IN ITALIA).

La questione vaccini

Il nodo di chi deve vaccinare gli insegnanti pendolari è venuto fuori già nel primo incontro tra i governatori e la nuova ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini. Che, in questa sede, manifesta l'intenzione di organizzare, appena possibile, un incontro tra le Regioni e il responsabile dell'Istruzione Patrizio Bianchi per parlare dei temi della scuola e dell'immunizzazione dei prof. La conferenza delle Regioni, che già si è fatta sentire dal nuovo esecutivo Draghi sul piano vaccinale e gli indennizzi per le attività economiche, mette anche l'istruzione e il sostegno alle famiglie tra le sue priorità. 

epa08887903 Dr. Karim Yatim receives the Pfizer-BioNTech coronavirus disease (COVID-19) vaccine at Brigham and Women s Hospital in Boston, Massachusetts, USA, 16 December, 2020.  EPA/BRIAN SNYDER / POOL

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I contagi nelle scuole italiane

La pandemia, nell’ultimo periodo, ha costretto diverse scuole in tutta Italia a chiudere i battenti a causa dei contagi. L'ultima è l'istituto Sinopoli-Ferrini di Roma e la decisione è stata presa proprio per sospetti casi di variante inglese: qui la ripresa delle attività didattiche a distanza è prevista solo a partire da mercoledì, dopo la sanificazione degli ambienti e lo screening di tutto il personale. Da sabato e per due settimane, in due Comuni tra Bergamo e Brescia, si sono fermate le lezioni negli istituti superiori in seguito al riscontro di diverse positività e lo spettro della variante inglese. A Biella lo stesso timore ha indotto alla chiusura di un liceo fino a giovedì. 

Milano - Ospedale Niguarda, reparto Malattie Infettive con pazienti COVID. Personale ospedaliero, medici, infermieri,  mascherine, tute COVID (Marco Passaro/Fotogramma, Milano - 2020-10-16) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

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Timore per varianti tra gli studenti

Il dipartimento Salute della Puglia (regione in cui gli studenti seguiranno le lezioni in Dad per 14 giorni) nell'ultimo monitoraggio settimanale ha riscontrato "tra bambini e adolescenti un maggior tasso di diffusione del coronavirus che, associato alla cosiddetta “variante inglese” contraddistinta da maggiore trasmissibilità, induce a ritenere che si sia notevolmente aggravato il rischio di trasferimento in ambito familiare". Quindi possibile elevata circolazione virale in tutta la popolazione e in particolare in quella scolastica. Nel bollettino più recente, anche l'associazione italiana di Epidemiologia ha evidenziato un aumento dell'incidenza di Covid-19 - probabilmente per l'arrivo delle varianti - nelle fasce più giovani di età. Quei bambini e quei ragazzi che frequentano asili e scuole, per cui ora le Regioni ritengono necessaria "un'apposita numerazione di rischio, al pari di altre attività, anche tenendo conto dei dati oggettivi del contagio”.

Foto Cecilia Fabiano/ La Presse
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