Durante la perquisizione dell’appartamento dell'indagato, gli investigatori hanno sequestrato materiale informatico, manuali di istruzioni sulla realizzazione di ordigni, tutorial sulla conduzione di operazioni terroristiche, documenti esplicativi sull'auto addestramento per il compimento di attentati
Con l’accusa di auto-addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale la Polizia ha arrestato un cittadino italiano residente in provincia di Cosenza. L’operazione, scattata in esecuzione di un'ordinanza del gip su richiesta della Dda di Catanzaro, fa parte dell'indagine "Miraggio", condotta dalla Digos Distrettuale di Catanzaro e di Cosenza, dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dal Servizio per il Contrasto all'Estremismo e Terrorismo Esterno della Dcpp/Ucigos, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Catanzaro con il procuratore Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il pm Graziella Viscomi.
Il materiale sequestrato
Durante la perquisizione dell’appartamento dell'indagato, gli investigatori hanno sequestrato materiale informatico, manuali di istruzioni sulla realizzazione di ordigni, tutorial sulla conduzione di operazioni terroristiche, documenti esplicativi sull'auto addestramento per il compimento di attentati, video ed immagini cruente di esecuzioni dell'Isis, riviste ufficiali delle agenzie mediatiche dell'Isis, Al Qaeda e altri gruppi terroristici, documenti in lingua araba auto prodotti.
Le indagini
Gli accertamenti sono iniziati grazie alla segnalazione acquisita, nell'ambito della collaborazione internazionale, della presenza su una piattaforma digitale, in lingua araba, di contenuti di propaganda del terrorismo di matrice jihadista. Gli approfondimenti della Digos sono stati affiancati da attività tecnico-informatiche da parte degli specialisti della Polizia postale coordinate dal Servizio per il contrasto all'estremismo e terrorismo esterno della Dcpp/Ucigos, e da intercettazioni telematiche che hanno portato gli investigatori a concentrare le indagini nei confronti dell'indagato. In particolare le intercettazioni telematiche hanno fatto emergere come l'uomo disponesse di numerosi account su piattaforme social (Telegram, Rocket Chat, Riot) attraverso i quali partecipava a gruppi chiusi di connotazione jihadista per accedere ai quali bisognava essere accreditati e quindi ritenuti affidabili dagli amministratori dei canali.
I legami con l'estremismo e il terrorismo
Il quadro indiziario, secondo l'accusa, è stato confermato dalle risultanze delle intercettazioni ambientali e telefoniche oltre che dal contenuto del materiale sequestrato durante le indagini, dispositivi telefonici e informatici, memorie Usb, documenti e manoscritti. L'analisi sui dispositivi avrebbe evidenziato l'osservanza di regole tecniche di anonimizzazione e di archiviazione sicura del materiale informatico presenti sulle infografiche diffuse dagli organi di propaganda del Califfato.