Covid, la denuncia: a Brembate Sopra (Bergamo) dipendenti delle Rsa senza tamponi

Cronaca

Paola Baruffi

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Niente tamponi per gli infermieri delle Rsa. La denuncia arriva da Brembate Sopra, dove da marzo a oggi i dipendenti hanno avuto un solo tampone. Solo il controllo periodico e sistematico può evitare la diffusione di nuovi focolai

Un solo tampone tra aprile e maggio e poi più niente. I dipendenti delle Rsa non vengono controllati.  Parliamo di infermieri che lavorano a contatto con gli ospiti delle strutture. Provano la febbre all’inizio e alla fine del turno di lavoro e possono avere il tampone in caso di sintomi assimilabili al Covid, esattamente come qualsiasi altro cittadino, ma per loro nessuna attenzione ulteriore. La denuncia arriva dalla Fondazione Casa Serena onlus di Brembate Sopra, vicino a Bergamo una delle residenze per anziani che a marzo sono state travolte dal contagio.

Niente tamponi per gli operatori socio sanitari

“Stiamo chiedendo a gran voce che tutti i lavoratori del settore socio sanitario, esattamente come quelli del sanitario, abbiano la possibilità di essere periodicamente sottoposti a controllo.  Ci è stato promesso ma al momento ancora non è avvenuto” ci dice Fabrizio Ondei, direttore generale della Fondazione.  Se il personale sanitario che lavora in ospedale ha la possibilità di sottoporsi a tampone ogni due settimane, come garanzia per la propria salute e per quella dei pazienti, la regola non vale per i dipendenti delle Rsa e l’ecatombe dei mesi di marzo e aprile non è bastata ad attirare l’attenzione sul problema. Continua a mancare un piano di prevenzione basato su test, tracciamento e isolamento.

L'importanza della prevenzione

Attualmente le residenze per anziani sono di nuovo state chiuse alle visite dall’esterno e si può entrare solo per gravi e motivate ragioni. Gli anziani non hanno nessun contatto con il mondo esterno e quando vanno anche solo per un’ora in ospedale a fare una visita, al loro rientro sono sottoposti a un periodo di quarantena. Uno sforzo economico non indifferente per le strutture, che devono rinunciare a molti posti letto per garantire la possibilità di isolare i soggetti a rischio, e un sacrificio per gli anziani la cui vita sociale è totalmente azzerata. Lo sforzo potrebbe essere vanificato dal fatto che chi si occupa di loro non è sottoposto ad adeguati controlli periodici. Come avviene per esempio per il personale ospedaliero.

Nei mesi di marzo e aprile quello che in Veneto ha fatto la differenza è stata proprio la possibilità di fare tamponi a tappeto, non solo ai sintomatici e ai loro parenti, ma anche controlli periodici al personale sanitario di ospedali, Rsa e chiunque avesse contatti col pubblico, comprese le cassiere dei supermercati, impedendo la diffusione del virus da parte di soggetti asintomatici o con pochi sintomi.

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