I sommozzatori hanno portato in superficie, nella zona del golfo di Orosei, un tesoro di suppellettili e monete databili fra il 1556 e il 1712. L’ipotesi è che i reperti siano stati persi da una nave spagnola naufragata dopo un urto con uno scoglio. "È uno dei ritrovamenti di reperti nel mare Mediterraneo tra i più importanti di sempre” ha detto Bruno Billeci, soprintendente di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, spiegando che qualcuna delle monete “vale sino a 200mila euro"
Un “tesoro” di 32 monete d'oro e 14 d'argento di origine spagnola, datate fra il 1556 e il 1712, è stato recuperato dai sommozzatori dei carabinieri del nucleo di Cagliari, con i colleghi della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, nel golfo di Orosei. Il primo ad accorgersi che sul fondo del mare c’erano i reperti è stato, un anno fa, un turista tedesco che stava effettuando un’immersione e ha fatto una segnalazione alle forze dell'ordine. La maggior parte delle monete raccolte dai fondali del Golfo di Orosei è spagnola, coniata nelle colonie dell'impero, tre sono francesi e due di conio piemontese.
I reperti ritrovati
Oltre alle monete, i sub hanno portato in superficie anche un fodero di spada, alcune suppellettili e tre frammenti ceramici di anfore, un frammento di ceramica decorata con smalti e uno di metallo, tutti di presunta epoca romana. Inoltre hanno individuato un grosso timone, di quasi 5 metri, presumibilmente di una nave spagnola del XVII secolo. Il tesoro infatti sarebbe stato perso in un naufragio da un'imbarcazione spagnola, dopo l'urto su uno scoglio, con molta probabilità intorno all'anno 1712. Non si conosce la zona precisa, in quanto ancora sono in corso attività investigative. La campagna di prospezioni archeologiche marine si è protratta per tutta l'estate del 2019, con servizi straordinari di controllo e monitoraggio delle aree marine protette e dei siti archeologici subacquei del Golfo di Orosei. I reperti recuperati, che sono stati affidati in custodia ai funzionari-archeologi per stabilirne con esattezza l'epoca e studiarne la provenienza e il contesto di rinvenimento, sono ritenuti di eccezionale valore storico-scientifico. Il sito archeologico sottomarino sarà sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza di Sassari.
“Qualche moneta vale fino a 200mila euro”
"È uno dei ritrovamenti di reperti nel mare Mediterraneo tra i più importanti di sempre", ha sottolineato Bruno Billeci, soprintendente di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. "Alcune delle 32 monete d'oro - ha spiegato Billeci - sono state coniate nel periodo stesso del naufragio, considerato che è ancora integro il filo del conio, che in genere dopo 4,5 anni si arrotonda. Nel mercato qualcuna di esse vale sino a 200mila euro". Le 14 monete d'argento hanno subito tutta l'azione corrosiva del mare, per questo sono state affidate al centro di restauro della Soprintendenza, nella frazione di Li Punti, a Sassari. "Tutti i pezzi erano parte di una riserva aurea - precisa il soprintendente Billeci - che veniva utilizzata per le attività economiche".
Allo scopritore va un quarto del valore dei beni ritrovati
"La legge stabilisce che allo scopritore fortuito vada un quarto del valore dei beni ritrovati", hanno riferito oggi gli investigatori, parlando del turista tedesco in vacanza in Sardegna che ha trovato le prime 11 monete. E proprio sull'atteggiamento del turista si sono soffermati Billeci e il comandante del Reparto investigativo provinciale di Nuoro, maggiore Michele Cappa: "È uno di quei casi in cui sono risultati determinanti il senso civico di una persona e la collaborazione tra istituzioni, in questo caso i carabinieri e la soprintendenza". "Con l'azione degli archeologi marini - ha annunciato il soprintendente - vogliamo ora individuare il punto esatto in cui l'imbarcazione ha urtato sullo scoglio e capire anche di che nave si trattava e quale rotta stava percorrendo".