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Coronavirus Italia, Arcuri: "Mascherine? Accetto critiche solo dai cittadini"

Cronaca

Il commissario per l’emergenza: "Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende". Sul prezzo delle mascherine conferma: "Rimarrà a 50 centesimi più 11 di Iva, finché questa ci sarà". E sui ritardi nei test sierologici spiega: "Serviva norma su privacy". Farmacisti: parola fine a illazioni intollerabili su nostro operato

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"Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende", ma "solo dai cittadini". Queste le parole del commissario per l'emergenza Domenico Arcuri che è tornato sulle polemiche per l'assenza delle mascherine a prezzo calmierato. "Noi stiamo facendo la nostra parte - ha aggiunto - e lo facciamo mettendoci la faccia. Il prezzo delle mascherine – e gli speculatori se ne facciano una ragione – rimarrà di 61 centesimi ovvero 50 più 11 di iva finché questa ci sarà". Nelle prossime settimane, inoltre, i dispositivi si troveranno anche nei tabaccai (CORONAVIRUS, AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE - LA SITUAZIONE IN ITALIA).

"Non è il commissario che deve rifornire le farmacie"

Arcuri poi è tornato anche sulla distribuzione delle mascherine: "Non è il commissario a dover rifornire le farmacie né i loro distributori, né si è mai impegnato a farlo. Né sono io a dover rifornire Confcommercio, Conad Federdistribuzione e Coop". Poi ha aggiunto: "Il commissario si è impegnato ad integrare le forniture, ove sia possibile, che queste categorie si riescono a procurare attraverso le loro reti". E ancora: "Non posso togliere le mascherine dagli ospedali per darle ai farmacisti. Io posso integrare le forniture per i distributori di farmacie, ma non posso essere le loro forniture". Poi Arcuri ha aggiunto ancora: "Dobbiamo lavorare tutti affinché si trovino le mascherine anche in farmacia e presto anche dal tabaccaio". Le parole di Arcuri sono arrivate dopo che ieri si era consumato uno scontro tra il commissario e le categorie dei distributori di prodotti medici e i farmacisti sulla carenza di mascherine nei propri negozi. "In questa crisi abbiamo pagato un pesante tributo in termini di colleghi contagiati e uccisi dalla Covid-19, mentre lavoravamo per i pazienti, e voglio credere sia stata messa la parola fine a illazioni e sospetti assolutamente intollerabili sul nostro operato", ha detto oggi il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi), Andrea Mandelli. Che ha aggiunto di aver preso "atto della precisazione del Commissario Arcuri, che ha confermato come la responsabilità della emergenza mascherine non possa essere in alcun modo attribuita ai farmacisti".

"In magazzini Regioni 55 milioni di mascherine"

Sui numeri della distribuzione delle mascherine, Arcuri ha poi ribadito: "Ne sono state distribuite 36.3 milioni alle regioni: si tratta di un 40% in più". "Dall'inizio dell'emergenza ne abbiamo distribuite 208,8 milioni. Le Regioni nei loro magazzini ne hanno 55 milioni", ha aggiunto. E ha ricordato: "Le abbiamo date agli ospedali, al personale sanitario e parasanitario, alle forze dell'ordine, al settore della pubblica amministrazione centrale e locale".

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"Avviate le operazioni per i test sierologici"

Arcuri ha anche parlato dei test sierologici spiegando il perché dei ritardi: "I test sierologici su 150mila italiani sono in ritardo perché si è dovuta attendere la norma sulla privacy". "Il 26 aprile il nostro compito era concluso: abbiamo bandito e accelerato la gara e trovato il fornitore, giudicato il più eccellente dagli scienziati che ha messo a disposizione gratuitamente 150mila test. Oggi è il 12 maggio, cosa è successo? Si è dialogato - ha spiegato - con l'Agenzia per la privacy che ha il dovere di tutelare la privacy dei cittadini e si è attesa la norma". Sabato quella norma è stata emanata, ha confermato, "e da ieri (11 maggio, ndr) sono iniziate le operazioni per avviare i test sierologici".

"Auspico che le Regioni si adeguino"

 Sempre sui test, Arcuri ha poi auspicato che le Regioni si adeguino alle scelte del governo che "ha disposto una massiccia indagine campionaria su 150mila cittadini che ci permetterà di conoscere meglio il virus e per farlo abbiamo selezionato il test che ci sembra il migliore". "Pensiamo - ha sottolineato - di aver proposto un modello e confidiamo che le regioni si adeguino a questo modello". In qualche caso le Regioni, ha aggiunto, "stanno già facendo delle indagini con strumenti di cui si sono dotate. Ma dobbiamo far sì che vi sia una visione comune e lavoriamo perché questo accada".

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