L'uomo era stato ricoverato per altre patologie all'ospedale Sant'Orsola. Era un siciliano 76enne arrestato nel dicembre 2018 per associazione di tipo mafioso. Nel carcere del capoluogo emiliano positivi altri due detenuti e un agente della polizia penitenziaria
Un detenuto risultato positivo al Coronavirus è morto a Bologna, dopo essere stato ricoverato nell'Unità operativa di Medicina d'Urgenza dell'ospedale Sant'Orsola a causa di altre patologie. È il primo caso di un carcerato italiano morto con Covid-19 (GLI AGGIORNAMENTI). L'uomo, un siciliano di 76 anni in carcere con l'accusa di associazione di tipo mafioso, durante il ricovero era stato sottoposto a tampone naso-faringeo che aveva dato esito positivo. Nei confronti dei compagni di cella sono già state adottate le misure previste dai protocolli di sicurezza predisposti dal Dap dal 22 febbraio scorso sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute (LO SPECIALE - I DATI IN ITALIA: GRAFICHE).
Aveva altre patologie
Il detenuto era stato arrestato nel dicembre 2018 per associazione di tipo mafioso ed era sottoposto a una misura cautelare in attesa di primo giudizio. È stato ricoverato in ospedale il 26 marzo per plurime patologie e aveva anche difficoltà respiratorie. Era quindi entrato in ospedale, non come paziente Covid-19, ma era stato comunque sottoposto a un tampone risultato positivo. Nel frattempo, il 28, ha avuto, su decisione del giudice siciliano, gli arresti domiciliari in ospedale. "Era in cella con un altro detenuto, asintomatico, che è in isolamento in carcere, così come le altre persone che avevano avuto contatti con lui", ha spiegato all'Ansa Antonietta Fiorillo, presidente del tribunale di Sorveglianza di Bologna.
Due detenuti e un agente positivo
Al momento, due detenuti del carcere di Bologna sono positivi al Coronavirus e sono in isolamento. Positivo anche un agente della polizia penitenziaria dello stesso istituto. Altri 4 detenuti , entrati in contatto con quelli ora in isolamento, sono in "domiciliazione fiduciaria" cioè in quarantena. In "domiciliazione fiduciaria" ci sono inoltre altri tre poliziotti penitenziari. Lo riferisce Mauro Palma, garante nazionale delle persone private della libertà.