Confermata la condanna per l'uomo, accusato di aver atto parte del gruppo di fuoco che il 26 giugno del 1983 uccise il procuratore di Torino. Come mandante nel 1992 è stato condannato il boss della 'Ndrangheta Domenico Belfiore
E' stato confermato dalla Cassazione la condanna all'ergastolo per Rocco Schirripa, accusato di aver atto parte del gruppo di fuoco che il 26 giugno del 1983 uccise il procuratore di Torino Bruno Caccia. Come mandante nel 1992 è stato condannato il boss della 'Ndrangheta Domenico Belfiore.
In particolare, la Prima Sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dalla difesa di Schirripa contro la sentenza con cui, il 14 febbraio 2019, la Corte di Assise di appello di Milano lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio di Caccia. "La Corte di Assise di appello di Milano, - sottolinea una nota della Cassazione - premesso che per l'omicidio del magistrato era già stato condannato alla pena dell'ergastolo quale mandante Domenico Belfiore, esponente di spicco della 'Ndrangheta operante nel territorio torinese già dalla fine degli anni '70 del secolo scorso, ha affermato la responsabilità di Rocco Schirripa, quale componente del commando omicida e appartenente alla medesima organizzazione mafiosa che aveva interesse a sopprimere il magistrato perché ritenuto troppo zelante nello svolgimento delle indagini antimafia."
"La responsabilità di Schirripa è stata affermata prevalentemente sulla base delle intercettazioni effettuate dalla Procura di Milano per mezzo del captatore informatico (trojan horse) installato sugli smart phone di coloro che, dopo la scarcerazione, erano in contatto con Belfiore, superando quindi le doglianze difensive sull'inutilizzabilità delle prove acquisite a seguito delle nuove indagini avviate per individuare gli autori materiali dell'omicidio.La Corte di Cassazione ha ritenuto corretta la decisione della Corte di assise di appello di Milano", conclude la nota.