Istat, nel 2018 nuovo minimo storico di nascite in Italia: siamo tra i Paesi più vecchi

Cronaca

Se nel 2017 i nati erano 458.151, lo scorso anno sono passati a 439.747. Riprende ad aumentare la speranza di vita media (80,8 anni per i maschi, 85,2 per le femmine), diminuiscono i decessi. Famiglie sempre più numerose e più piccole, 33% è single. Salgono gli stipendi

Continua il calo delle nascite in Italia, tanto da segnare nel 2018 un nuovo minimo storico dall’Unità d'Italia e rendere il nostro Paese uno dei più vecchi al mondo. È quanto certifica l’Istat nel suo Annuario diffuso oggi 30 dicembre 2019: “I nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747”. Sempre nel 2018, sottolinea l’Istituto di Statistica, "il numero dei decessi diminuisce e raggiunge le 633.133 unità". La speranza di vita media alla nascita "riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018". Tutto ciò rende "l'Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo, con un rapporto di 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019”.

Famiglie sempre più piccole, il 33% è single

"Le famiglie, 25 milioni e 700 mila, sono sempre più numerose e sempre più piccole”, aggiunge l'Annuario. "Il numero medio di componenti è passato da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018), soprattutto per l'aumento delle famiglie unipersonali che in venti anni sono cresciute di oltre 10 punti: dal 21,5% nel 1997-98 al 33,0% nel 2017-2018, ovvero un terzo del totale delle famiglie", spiega l'Istituto.

Non si arresta la "fuga dei cervelli"

Non si arresta intanto la cosiddetta "fuga dei cervelli" dall'Italia: "Sempre più dottori di ricerca decidono di lasciare il nostro Paese: il 15,9% dei dottori del 2012 e il 18,5% dei dottori del 2014 dichiara di vivere abitualmente all'estero; tali percentuali sono superiori di 4,3 punti a quelle rilevate nella precedente indagine".

Tornano a salire gli stipendi, sopratutto grazie agli statali

Nel 2018 gli stipendi sono tornati a salire. Una crescita che mancava da quasi un decennio, rivela l’Istat. ”Dopo una fase di decelerazione che perdurava da nove anni, le retribuzioni contrattuali orarie nel totale economia sono tornate ad aumentare (+1,5%). Tale variazione è stata determinata per più di due terzi dai miglioramenti economici intervenuti nell'anno. Il contributo maggiore è derivato dagli aumenti retributivi previsti per la quasi totalità dei dipendenti pubblici (+2,6%) dopo il blocco contrattuale che si protraeva dal 2010".

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