Sono 816mila gli italiani che si sono trasferiti all'estero negli ultimi 10 anni. Oltre il 73% ha 25 anni e più quasi 3 su 4 hanno un livello di istruzione medio-alto. Lo riferisce il report sull'immigrazione dell'Istat. Calo degli immigrati africani pari al -17%
In 10 anni hanno lasciato il nostro Paese 182mila laureati, 29mila solo nell'ultimo anno, con un aumento del 6% che sale addirittura al 45% se si considerano gli ultimi 5 anni. Al contempo, per la prima volta in 5 anni diminuiscono le immigrazioni nel nostro Paese, con un netto calo soprattutto degli arrivi dall'Africa. Questa, in estrema sintesi, la fotografia scattata dal Rapporto Istat sull'immigrazione.
Diplomati e laureati
Considerando il livello di istruzione posseduto al momento della partenza, nel 2018 più della metà dei cittadini italiani che si sono trasferiti all'estero (53%) è in possesso di un titolo di studio medio-alto: si tratta di circa 33 mila diplomati e 29 mila laureati. Rispetto all'anno precedente il numero di diplomati e laureati emigrati sono in aumento (rispettivamente +1% e +6%). L'incremento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto a cinque anni prima gli emigrati con titolo di studio medio-alto crescono del 45%.
La regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l'estero pari a 22mila, seguono Veneto e Sicilia (entrambe oltre 11mila), Lazio (10mila) e Piemonte (9mila). Il Regno Unito continua ad accogliere la maggioranza degli italiani emigrati all'estero (21mila), seguono Germania, Francia, Svizzera e Spagna. In questi cinque Paesi si concentra complessivamente il 60% degli espatri di concittadini. Tra i Paesi extra-europei, le principali mete di destinazione sono Brasile, Stati Uniti, Australia e Canada.
Identikit di chi va all'estero
Quasi tre cittadini italiani su quattro trasferitisi all'estero hanno 25 anni o più: sono poco più di 84 mila (72% del totale degli espatriati); di essi 27 mila (32%) sono in possesso di almeno la laurea. In questa fascia d'età si riscontra una lieve differenza di genere: nel 2018 le italiane emigrate sono circa il 42% e di esse oltre il 35% è in possesso di almeno la laurea, mentre, tra gli italiani che espatriano (58%), la quota di laureati è pari al 30%. Rispetto al 2009, l'aumento degli espatri di laureati è più evidente tra le donne (+10 punti percentuali) che tra gli uomini (+7%), Tale incremento risente in parte dell'aumento contestuale dell'incidenza di donne laureate nella popolazione (dal 5,3% del 2008 al 7,5% del 2018).
In cerca di lavoro
La ripresa delle emigrazioni di cittadini italiani, rileva l'Istat, è da attribuire in parte alle difficoltà del nostro mercato del lavoro, soprattutto per i giovani e le donne e, presumibilmente, anche al mutato atteggiamento nei confronti del vivere in un altro Paese - proprio delle generazioni nate e cresciute in epoca di globalizzazione- che induce i giovani più qualificati a investire con maggior facilità il proprio talento nei paesi esteri in cui sono maggiori le opportunità di carriera e di retribuzione. I programmi specifici di defiscalizzazione, messi in atto dai governi per favorire il rientro in patria delle figure professionali più qualificate, non si rivelano quindi del tutto sufficienti a trattenere le giovani risorse che costituiscono parte del capitale umano indispensabile alla crescita del Paese.
Dal Sud al Nord Italia
Si continua intanto a spostarsi per il lavoro dal Sud verso il Settentrione e il Centro Italia e il fenomeno è in lieve aumento. Secondo il rapporto nel 2018 sono oltre 117mila i movimenti da Sud e Isole che hanno come destinazione le regioni del Centro e del Nord (+7% rispetto al 2017). A soffrire sono soprattutto Sicilia e Campania, che nel 2018 perdono oltre 8.500 residenti italiani laureati di 25 anni e più per trasferimenti verso altre regioni.
Romania primo Paese per ingressi, anche se in calo
L'altro dato "nuovo" del rapporto Istat è che per la prima volta cala il numero degli immigrati dal continente africano: nel 2018 la diminuzione è stata del 17%. La maggior parte degli immigrati proviene dunque dall'Europa. La Romania con 37mila ingressi (11% del totale) si conferma il principale Paese di origine seppur in deciso calo (-10% rispetto al 2017). Meno numerosi i flussi provenienti dall'Albania (oltre 18mila) ma in forte aumento rispetto all'anno precedente (+16%). Seguono le iscrizioni anagrafiche dall'estero da Ucraina (8mila, -2%), Germania (oltre 7mila, +9%) e Regno Unito (poco meno di 7mila, +12%). Per gli ultimi due flussi si tratta prevalentemente di cittadini italiani che fanno rientro in patria dopo un soggiorno all’estero.