In base agli accertamenti disposti dalla Procura, le varie aggressioni, rapine e angherie da parte di più gruppi di giovani possono essere considerate direttamente correlate alla morte di Antonio Cosimo Stano
Secondo la Questura di Taranto, le vessazioni subite da Antonio Cosimo Stano - il 66enne pensionato di Manduria morto il 23 aprile dopo aver subito una lunga serie di aggressioni, rapine e angherie da parte di più gruppi di giovani - possono essere considerate concause del decesso. È destinata dunque ad aggravarsi la posizione degli indagati che al momento sono 23 in tutto, di cui 3 maggiorenni e 20 minori (c'è anche una ragazzina iscritta a una delle chat in cui venivano condivisi i video delle aggressioni), ma c'è un 13enne non imputabile per la sua età. Nei giorni scorsi, esattamente il 26 giugno, sono state emesse dalla magistratura altre 9 nuove ordinanze, poi eseguite dalla polizia di Taranto e dallo Sco di Roma. Dalle indagini è infatti emerso un nuovo gruppo su WhatsApp in cui sarebbero state organizzate le aggressioni e successivamente diffuse attraverso video e immagini. Le nuove ordinanze hanno coinvolto un ragazzo maggiorenne e otto minorenni tra i 15 e i 17 anni. Sei di loro sono stati portati in istituto penale minorile e due in comunità. Gli indagati rispondono in concorso dei reati di tortura, lesioni, danneggiamento e violazione di domicilio aggravati.
"Azioni criminose correlate all’esito fatale"
La nota pubblicata dalla stessa Questura spiega che gli accertamenti disposti da Procura di Taranto e Procura per i Minorenni sulla documentazione clinica e sull'autopsia "consentono di mettere in correlazione l'esito fatale e le azioni criminose ad oggi addebitate". Intanto, per l'analisi della documentazione clinica e degli esiti dell'esame autoptico sul corpo di Stano "è stato conferito incarico ad uno specialista in medicina legale". Queste analisi e gli ulteriori elementi acquisiti dalla Polizia - "compresi contenuti audio e video, nonché le chat da cui si ricava con altrettanta evidenza la natura delle vessazioni cui veniva sottoposta la vittima" - permettono "di ritenere le condotte ad oggi addebitate agli indagati una concausa nella comparsa della patologia di cui era affetto l'uomo (ulcera duodenale), favorendone peraltro il tardivo ricovero in ambiente ospedaliero, avendo ingenerato in lui un atteggiamento di paura e chiusura di tipo negativo nei confronti dell'ambiente esterno".
"Morte determinata da shock settico post-peritonite"
Secondo quanto stabilito dalla consulenza tecnica effettuata sul corpo dell'uomo, la morte di Antonio Cosimo Stano è stata determinata da uno "shock settico post-peritonite da perforazione di ulcera peptica duodenale". L'esito chiarisce l'esistenza di un nesso di concausa tra il quadro clinico che ha interessato la vittima "e le ripetute vessazioni cui il medesimo è stato sottoposto", ribadisce la Questura. La stessa poi precisa che le indagini proseguiranno per "determinare le responsabilità di quanti, più o meno prossimi all'ambiente familiare della vittima, hanno omesso di intervenire a sostegno di quest'ultima" e di chi ha invece agito per "favorire gli indagati nel sottrarsi alle loro penali responsabilità".