Luigi Colbax, un passato da body builder ai massimi livelli, spiega a Sky Tg24 cosa accade quando ci si avvicina agli steroidi. E avverte: "Il sistema che si usa oggi nelle palestre è usare i ragazzi per testare i prodotti che poi vanno ai grandi campioni". VIDEO
"Se fai doping e smetti è perché hai avuto un problema, non perché ti sei ravveduto". Luigi Colbax, vicentino con la parlata a tratti romanesca, il fisico da adone e un passato da culturista con la carriera ai massimi livelli ci racconta la sua storia portandoci nel mondo del doping nelle palestre dagli anni '80 ad oggi.
Ha iniziato a quindici anni lui, quando in Italia chi faceva pesi si allenava negli scantinati perché le palestre, come le conosciamo oggi, nemmeno esistevano. Voleva un suo equilibrio, spiega a Sky Tg24, che è quello che tutti i culturisti cercano nel superfisico che hanno. Per dieci anni si è allenato, coltivando non poche frustrazioni, "perché l'ambiente del body building internazionale, che era dopato, proponeva, soprattutto da oltre oceano, allenamenti e fisicità che i natural non si potevano permettere". Alla lunga, dice, "questa frustrazione ha diviso gli atleti in due gruppi: quelli che si sono accontentati e quelli che hanno scelto il lato oscuro della forza". Lui, ammette, è fra questi ultimi.
"Con gli steroidi in due mesi 18 chili di muscolo puro"
Ha iniziato a prendere steroidi acquistati da un pusher del giro dopo aver chiesto consiglio ad un body builder statuario e in due mesi ha preso diciotto chili di muscolo puro, un risultato insperato che gli ha chiuso gli occhi di fronte a tutti gli avvertimenti ricevuti circa i numerosi problemi per la salute che poteva incontrare. "Fino a che te lo raccontano, non te ne importa niente" racconta con la sicurezza di chi ci è passato.
"Negli anni '90 inoltre in Italia non era ancora morto nessuno per doping, non c'erano controlli e le farmacie procuravano steroidi e ormoni della crescita senza problemi e senza chiedere le ricette. I farmaci erano originali e funzionavano. Il gravissimo problema di oggi - spiega - è che tutti i prodotti vengono dal mercato nero e tu non hai nemmeno idea di quello che stai prendendo". Non solo. "Il sistema che si usa ora nelle palestre è usare i ragazzi che si avvicinano all'ambiente come cavie per vedere se il prodotto è efficace e sicuro, così il farmaco che arriva al grande campione è già testato". Oggi, dunque, è tutto molto più pericoloso di un tempo.
Il malore, la paura, la decisione di smettere
Nel 2007 Luigi è sul prestigioso palco di una competizione top del culturismo; vince per la seconda volta il trofeo ma accade qualcosa: è sfinito, sta male, e pensa che da lì a pochi secondi potrebbe morire. Dice a se stesso: "Tu, Luigi, non sei un atleta, sei uno zombie che cammina. Tu non sai fare niente. Se ti chiedono di correre non lo sai fare, se ti chiedono di saltare non lo sai fare. Se vuoi stare con la tua compagna non lo puoi fare, e sono quindici giorni che non lo fai. Tutte cose che non si raccontano". Pensieri che lo spingono a scendere dal palco e ad allontanarsi per sempre dall'ambiente del doping. "Se hai dedicato tutto solo all'estetica non hai altro da dire nella vita. Il doping è una roulette russa".