Gioia Tauro, incendio nella tendopoli di San Ferdinando: morto un migrante

Cronaca
La tendopoli di San Ferdinando dopo l'incendio di gennaio 2018 che provocò la morte di una donna (archivio Ansa)

Il rogo sarebbe divampato in una baracca da un fuoco acceso per riscaldarsi. La vittima, un ragazzo del Gambia, forse stava dormendo e non si è accorto delle fiamme. Qualche tensione nella zona. A gennaio l’incendio doloso che uccise una 26enne nigeriana

Un 18enne proveniente dal Gambia, Souaro Jaiteh, è morto ieri sera in un incendio scoppiato nella tendopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, dove vivono centinaia di migranti. Secondo quanto si è appreso, il rogo, che ha distrutto due baracche, si sarebbe sviluppato da un fuoco acceso in una delle abitazioni di fortuna per riscaldarsi dal freddo. La vicenda ha provocato tensione tra le persone che vivono nella tendopoli, ma non si registrano problemi. "Era venuto in Italia un anno fa. La sua ambizione era studiare. E adesso non c'è più", ha raccontato Soumbu Jaiteh, fratello di Souaro, che da Catania, dove vive, è arrivato in Calabria dopo avere saputo della tragedia. 

La vittima stava dormendo

Souaro Jaiteh è morto carbonizzato. Probabilmente, hanno spiegato i soccorritori, l'uomo stava dormendo in una delle due baracche distrutte dal fuoco e non si è accorto delle fiamme che divampavano. Il rogo, che è scoppiato nonostante la pioggia, è stato spento dai vigili del fuoco che stazionano nella zona e dagli stessi migranti. Le baracche, costruite ad alcune centinaia di metri dalla tendopoli "ufficiale" in cui vivono altri 800 migranti, sono adesso in mezzo al fango. Una situazione di disagio per i migranti che annualmente, in questo periodo, arrivano nella piana di Gioia Tauro per cercare lavoro nei campi per la raccolta di agrumi.

Il precedente di gennaio 2018

Non è la prima volta che un incendio divampa nella tendopoli. Il 27 gennaio 2018, un rogo, molto più vasto e in quel caso doloso, distrusse circa 200 baracche e provocò la morte di una 26enne nigeriana, Becky Moses, e l’ustione grave di un'altra donna di 27 anni. La giovane vittima era arrivata a San Ferdinando solo da pochi giorni e prima era inserita nei progetti Sprar attivati nel Comune di Riace guidato dal sindaco Domenico Lucano. Pochi mesi dopo quell'incendio, ad aprile, la polizia arrestò una donna nigeriana di 47 anni con l'accusa di essere la mandante del rogo. Secondo l'accusa, la donna avrebbe commissionato l'incendio ad alcuni connazionali, dietro pagamento di una somma di denaro, per vendicarsi di una 25enne che sospettava avere una relazione col suo ex convivente. In precedenza, altri incendi si erano sviluppati nella tendopoli nel dicembre 2017 e nel luglio 2017, senza provocare vittime.

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