La Corte d’Appello di Milano ha dimezzato i 12 mesi stabiliti in primo grado. L'ex fotografo era imputato per i 2,6 milioni di euro in contanti trovati nel 2016 in parte nell’appartamento dell'amica Francesca Persi e in parte in cassette di sicurezza in Austria
La Corte d'Appello di Milano ha ridotto la pena a carico di Fabrizio Corona a 6 mesi rispetto ai 12 che erano stati stabiliti in primo grado. L'ex fotografo è imputato per la vicenda dei 2,6 milioni di euro in contanti trovati nel 2016 in parte in un controsoffitto dell'amica e collaboratrice Francesca Persi, e in parte in cassette di sicurezza in Austria. La Procura generale aveva chiesto una condanna a 2 anni e 9 mesi di reclusione, mentre lo scorso aprile, il tribunale aveva disposto la restituzione di 1,9 milioni di euro allo stesso Corona.
Il processo di primo grado
In primo grado, dopo l'arresto dell'ottobre 2016, i giudici avevano annullato l'ordinanza cautelare e l'avevano condannato a un solo anno per un illecito tributario. Cadute, invece, le accuse principali di intestazione fittizia dei beni e di violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione. La Dda, che aveva chiesto una condanna a 5 anni, aveva poi fatto ricorso: il sostituto pg ha chiesto ai giudici la riapertura del processo con le deposizioni di Geraldine Darù, l'accusatrice dell'ex re dei paparazzi, e di Francesca Persi, coimputata. I giudici in primo grado avevano poi trasmesso gli atti ai pm anche per i reati di appropriazione indebita e di dichiarazione infedele dei redditi.
Il verdetto della Corte d'Appello
La Corte d'Appello di Milano, riducendo la pena ha confermato l'assoluzione dalle accuse principali del processo, l'intestazione fittizia dei beni e la violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione, che riguardavano i 2,6 milioni di euro in contanti e lo ha condannato, come in primo grado nel giugno 2017, solo per un reato fiscale relativo al mancato pagamento di una cartella esattoriale.
L'esultanza di Corona
"In totale ho fatto tre anni di galera per questa storia - ha commentato l'ex agente fotografico ai cronisti dopo la sentenza - e oggi mi assolvono per i contanti, mi hanno dato del mafioso, ma ora dedico questa vittoria a mio figlio".