L'etnia Rom in Italia

Cronaca

Tiziana Prezzo

Secondo gli ultimi dati raccolti dall'associazione Opera Nomadi, risalenti al 2007, sarebbero circa 140mila (comprendendo anche i sottogruppi dei sinti e dei caminanti). Solo la metà però avrebbe la cittadinanza

In attesa di comprendere in che cosa consisterà esattamente il censimento - o schedatura che dir si voglia - annunciato dal ministro degli Interni Matteo Salvini, scattare una fotografia chiara e definita della presenza in Italia di un gruppo etnico variegato e complesso come quello dei popoli romanì è un’operazione tutt’altro che facile.

Per metà italiani

Secondo gli ultimi dati raccolti dall’associazione Opera Nomadi, risalenti però al 2007, i rom, sinti e caminanti in Italia (altrimenti chiamati, in maniera spesso dispregiativa, col termine di zingari) sono circa 140mila.  Per altre associazioni, come la Onlus 21 luglio, potrebbero essere anche 180mila. Si oscilla dunque tra 0,2 e lo 0,3% dell’intera popolazione che vive nel nostro Paese (60 milioni circa). Di questi, circa la metà ha cittadinanza italiana. L’altro 50% è essenzialmente costituito da bulgari, rumeni e originari dell’ex Jugoslavia. Tra gli stranieri, il nucleo che risulta essere più cospicuo è quello dei provenienti dalla ormai ex Jugoslavia all’inizio degli anni Novanta: 30mila in tutto, presenti in Italia da almeno tre generazioni. Giuridicamente, è la loro la condizione più problematica. Sono infatti stranieri ma non appartengono più, di fatto, allo Stato di origine, e risultano al tempo stesso esclusi dalle leggi italiani in materia di cittadinanza.  Sono di fatto apolidi, ma la domanda per essere riconosciuti come tali non viene accettata dal ministero dell’Interno se il richiedente non esibisce, oltre a ragionevoli prove della sua condizione, anche il permesso di soggiorno e l’iscrizione anagrafica.

Un popolo di bambini

Circa il 60% degli appartenenti a questo gruppo etnico, composto da diversi sottogruppi, non ha ancora la maggiore età e solo il 3% supera i 60 anni. A contribuire alla formazione di questi numeri, l’aspettativa di vita molto più bassa della media europea (circa dieci anni in meno) e il fatto che ogni gruppo familiare ha in media 5/6 figli. Secondo le stime dell’Opera Nomadi, del 60% della popolazione che ha meno di 18 anni, il 30% ha un'età tra gli 0 e i 5 anni, il 47% ha dai 6 ai 14 e il 23% tra i 15 e i 18.

Miti da sfatare

Diversi i miti da sfatare, tra cui quello che vede i rom nel nostro Paese come un “fenomeno” relativamente nuovo. Tra i rom i italiani, circa 45mila sono discendenti di gruppi presenti nel nostro Paese sin dal Medioevo. Un documento del 1390 registra l’arrivo del primo nucleo rom in Italia, a Penne d’Abruzzo. Più in generale, la comunità italiana più antica è rappresentata dal grande gruppo dei rom dell’Italia centro-meridionale, giunti dai Balcani e insediatisi in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria già a partire dal 15esimo secolo.

Poco o per nulla nomadi

E si sbaglia pure a pensare che la maggioranza sia nomade. In Italia da sempre si è guardato ai Rom e Sinti come a popolazioni nomadi. Questo è dovuto essenzialmente al fatto che, storicamente, ci sono stati gruppi che per secoli sono stati legati allo spettacolo viaggiante (i più famosi sono i circensi), o, almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale, a gruppi di calderai e ramai che vivevano in maniera itinerante interagendo con una economia essenzialmente agricola. I nomadi offrivano soprattutto alcuni servizi legati alla lavorazione dei metalli: stagnare, riparare o realizzare pentole, affilare e riparare utensili. Altri rom viaggiavano per commercio e i più noti, forse, erano i commercianti di cavalli. Negli ultimi decenni, però, il mutato contesto socio-economico ha fatto perdere alla gran parte delle occupazioni tradizionali praticate da rom e sinti ragione d’essere. Non viaggiando più per motivi di lavoro, hanno iniziato sempre più a radicarsi in un territorio.
A seconda delle fonti il numero di rom e sinti che si trova in emergenza abitativa e che vive in campi nomadi oscilla tra le 12mila e le 26mila persone, pari allo 0,04 % della popolazione italiana (il 40% dei quali minori). Secondo la mappatura dell’Associazione 21 luglio, in Italia sono presenti 148 insediamenti formali, abitati da circa 16.400 persone e 2 centri di accoglienza che accolgono circa 130 individui. Oltre il 72% dei campi nomadi sono nelle regioni del Nord-Ovest e nel centro Italia ed è Roma la singola città che ne ospita di più, con 17 campi autorizzati e 300 insediamenti. Le più grandi baraccopoli informali si trovano invece in Campania.

Non una minoranza linguistica

Nonostante l’articolo 6 della costituzione italiana tuteli le minoranze linguistiche, i rom non sono riconosciuti come minoranza linguistica malgrado l’esistenza della lingua romanì, con i suoi diversi dialetti. I rom italiani parlano principalmente la lingua italiana: il romanì palato dai rom italiani, influenzato in larga misura dai dialetti regionali, è quasi del tutto scomparso ed è ormai utilizzato solo dai più anziani. I rom provenienti solo negli ultimi decenni dalla ex Jugoslavia o dal resto dell’Europa orientale parlano spesso anche il romeno e il serbocroato.

Personaggi famosi

Il primo nome che viene in mente è sicuramente quello di Moira Orfei, artista e circense morta nel 2015. Dal mondo del circo proviene anche Liana Orfei, mentre al mondo del pugilato appartengono Michele di Rocco, rom umbro di Bastia, e Guido Di Rocco, rom abruzzese di Lanciano.

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