È morto il regista Ermanno Olmi, aveva 86 anni

Cronaca
Il regista Ermanno Olmi (Foto: Ansa)

Bergamasco, classe 1931, si è spento ad Asiago. È stato autore autodidatta, pioniere nel campo del documentario, creatore di un linguaggio personale e fuori da ogni schema. Sue opere come ''Il tempo si è fermato'' e "Cammina cammina". Taviani: "Eravamo come fratelli"

È morto ad Asiago il regista Ermanno Olmi. Aveva 86 anni, era nato il 24 luglio 1931 a Bergamo. Altopianese di adozione, Olmi è deceduto in ospedale nella notte tra ieri e oggi, 7 maggio. Il suo ricovero è avvenuto tre giorni prima per via all'aggravarsi della malattia che l'aveva colpito tempo fa. Gli sono stati vicino fino all'ultimo i figli Andrea e Fabio e la moglie Loredana.

La carriera e i grandi film

È stato regista autodidatta, pioniere nel campo del documentario, creatore di un linguaggio personale e fuori da ogni schema. Il debutto sul grande schermo arriva nel 1959 con il lungometraggio intitolato ''Il tempo si è fermato''. Appena due anni dopo, nel 1961, esce "Il posto", con cui si aggiudica il premio della critica alla Mostra del cinema di Venezia. Successivamente arrivano altri film come ''I recuperanti'' e la ''Circostanza'' ma - sperimentatore incessante - Olmi ha portato per la prima volta al cinema il dialetto come lingua ed è grazie al film ''L'albero degli zoccoli'' che raggiunge la definitiva consacrazione. La pellicola gli valse la Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1978. Dopo uno dei pilastri della tradizione cinematografica cristiana (''Cammina cammina''), nel 1987 il regista ritorna sul grande schermo con "Lunga vita alla signora!", premiato al Festival di Venezia con il Leone d'Argento. Nel 1988, invece, arriva il Leone d'Oro grazie a "La leggenda del santo bevitore", con cui vince anche quattro David di Donatello. L'ultimo dei tanti premi ricevuti in carriera è il Leone d'Oro alla carriera ottenuto a Venezia nel 2008.

Paolo Taviani: "Eravamo come fratelli"

''Eravamo amici, più che amici. Ci dicevamo 'siamo tre fratelli'. Ermanno e noi venivamo da formazioni culturali diverse eppure ci è sempre stato familiare il suo grande cinema tra documento e incantata religiosità. Questo il ricordo del regista Paolo Taviani, fratello di Vittorio, recentemente scomparso. Taviani ha poi aggiunto: "'L'albero degli Zoccoli' è una delle poche opere che regge il confronto con quelle del cinema italiano del dopoguerra, il nostro secondo rinascimento. È un capolavoro del cinema italiano e non solo italiano''. 

Cronaca: i più letti