Il corteo diretto a Chiaiano, dove la settimana scorsa è stato aggredito a calci e pugni un 15enne. Il sindaco De Magistris chiede che non si faccia propaganda elettorale, mentre il governatore De Luca parla di “repressione”. Cardinale Sepe: “La prevenzione è cruciale”
"Siamo tutti Gaetano". Recita così uno degli striscioni alla testa del corteo diretto alla periferia di Napoli verso la stazione della metropolitana di Chiaiano, dove la settimana scorsa è stato aggredito a calci e pugni un 15enne che ha poi subìto l'asportazione della milza. Studenti e residenti alzano la voce contro il fenomeno delle baby gang che sta allarmando il capoluogo campano, accompagnati dal sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, dal vicesindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice, e dal presidente della Municipalità Apostolos Paipais. Intanto il dibattito politico continua, con il sindaco Luigi De Magistris che chiede che il tema non sia usato per propaganda elettorale e il governatore Vincenzo De Luca che si dice “a favore di decisioni ferme”. "A monte c'è un vuoto totale dovuto all'assenza di educazione”, ha dichiarato invece il cardinale Crescenzio Sepe.
In duemila per le strade
Sono circa duemila le persone che hanno sfilato per le strade di Napoli, esprimendo solidarietà anche ad Arturo, il 17enne accoltellato a dicembre in via Foria che è tornato ieri a scuola dopo un lungo ricovero in ospedale. "La violenza - dice una 17enne - è un male comune a molte grandi città. Il vero dramma dei nostri quartieri è l'abbandono: non solo da parte delle istituzioni ma anche degli stessi cittadini, che preferiscono chiudere gli occhi e 'farsi gli affari propri'". Come nel caso del 15enne ferito fuori dalla metro di Chiaiano, aggredito intorno alle 18.30 in una zona affollata di pendolari senza che nessuno intervenisse per difenderlo. “Bene ha fatto il ministro Minniti ieri ad alzare il livello di allerta, fondamentale anche il sostegno della regione per la videosorveglianza, non possiamo perdere più tempo”, ha dichiarato Paipais.
De Magistris a Minniti: “Non parlerei di terrorismo
"Il momento è complicato. C'è bisogno da parte di tutti di senso di responsabilità e mi auguro che le forze politiche impegnate nella campagna elettorale mettano al centro programmi seri e non propaganda o misere polemiche", ha detto il sindaco di Napoli de Magistris all'indomani del Comitato nazionale per l'Ordine e la sicurezza, presieduto dal ministro dell’Interno Marco Minniti. E su Minniti, che per le baby gang ha parlato di ''metodiche di carattere terroristico'', il primo cittadino aggiunge: “È un'affermazione che io non avrei usato perché si rischia di dare potenza a chi invece compie atti criminali gravissimi ma ordinari e che pertanto vanno affrontati con forze di polizia ordinarie e democratiche. Con quel tipo di affermazione si rischia di esaltare persone che tutto dobbiamo fare tranne che considerare leader criminali e padroni del territorio''.
De Luca: “Repressione a volte diventa indispensabile”
Il presidente della Regione Campania De Luca vorrebbe invece partire dal "verificare la possibilità di abbassare la soglia di punibilità". "Sono per responsabilizzare pienamente anche sul piano patrimoniale i genitori quando ad esempio un figlio si rende responsabile di atti di vandalismo - ha aggiunto - Noi siamo impegnati in un programma vastissimo con 'scuola viva', 'primavera del welfare' e altri programmi educativi. Ma c'è un tema che si chiama repressione che diventa indispensabile quando si vuole garantire tranquillità di una comunità".
Cardinale Sepe: “La violenza delle baby gang ci interpella tutti”
Parla di educazione il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, secondo cui “a monte c'è un vuoto totale. Penso alla famiglia che dovrebbe essere terreno fertile in tal senso e, invece, in tanti casi è talmente frantumata al suo interno che i ragazzi o trovano un terreno di aggregazione al di fuori o resta la strada che è diventata la più cattiva delle maestre”. "La repressione va fatta ma è la prevenzione il chiodo sul quale bisogna battere maggiormente - aggiunge l’arcivescovo - La violenza delle baby gang ci interpella tutti. Servono politiche più responsabili. Il punto è che tutti dobbiamo rimboccarci le maniche o il problema rimarrà”. E conclude con un appello a una sorta di patto Chiesa-Stato: "Chiesa, forze dell'ordine, mettiamoci insieme e facciamo rete per salvare il salvabile. Nel rispetto delle identità di ognuno possiamo ottenere molto".