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Migranti, anche Save the Children e Sea Eye fermano soccorsi

Cronaca
Foto d'archivio

Altre due ong dopo Medici senza frontiere sospendono “temporaneamente” le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Organizzazione tedesca: “Costretti a causa della situazione di sicurezza” davanti alla Libia. Nave Vos Hestia ferma a Malta: “Rammaricati”. SPECIALE

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Dopo Medici senza Frontiere, altre due ong hanno deciso di sospendere le operazioni di soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Si tratta della tedesca Sea Eye e di Save the Children. La scelta, dicono, deriva dalle decisioni della Marina libica di controllare le acque internazionali.

"A malincuore"

In una serie di messaggi pubblicati su Twitter e in un post su Facebook, Sea Eye spiega che ha "a malincuore deciso di sospendere le missioni di soccorso programmate” e che “ci troviamo costretti a questa decisione a causa della mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo”. “Non possiamo più continuare il nostro lavoro, non possiamo garantire la sicurezza degli equipaggi”, si legge in un tweet. E ancora: “L'espansione delle acque territoriali libiche e le minacce alle ong non ci lasciano altra scelta”.

Stessa decisione per Save the Children

Poco dopo la decisione di Sea Eye, arriva anche quella di Save the Children. L’organizzazione si dice “rammaricata” e annuncia di aver fermato “temporaneamente” la nave Vos Hestia, che ora si trova a Malta “in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni”. La decisione, si legge in una nota, è dovuta “alle decisioni della Marina Libica di controllare le acque internazionali”. “Siamo pronti a riprendere le operazioni – dice il direttore delle operazioni Rob MacGillivray –, ma prima dobbiamo avere rassicurazioni sulla sicurezza del team e sull'efficacia delle operazioni”.

Le altre ong

La prima a ritenere non più sicure le acque libiche e a decidere di sospendere i soccorsi per tutelare l'equipaggio è stata Msf che il 12 agosto ha comunicato di aver sospeso temporaneamente le attività.
Continuano, invece, le operazioni di Sos Mediterranee. “Oltre a salvare vite, la nostra priorità è garantire la massima sicurezza del nostro equipaggio. Fino a che questa continua ad essere garantita, Sos Mediterranee rimarrà in zona di ricerca e soccorso, salvando imbarcazioni in pericolo e prevenendo il ritorno forzato delle persone soccorse in Libia”, si legge in una nota. Al momento, quindi, nave Acquarius (su cui opera il personale sanitario di Msf) continuerà a pattugliare le acque internazionali davanti alla Libia, “rispettando il limite delle acque territoriali” del Paese “come prescritto dal diritto marittimo internazionale”.

Preoccupa la sicurezza al largo della Libia

A mettere in crisi il lavoro delle ong nel Mediterraneo non sembra essere il Codice di condotta del Viminale ma l'atteggiamento sempre più ostruzionistico nei loro confronti da parte della Marina e della Guardia costiera libica. A preoccupare Msf e le altre ong è soprattutto la situazione della sicurezza nelle acque davanti a Sabratha, Zuwara, Zawiyah. Come dimostrano i colpi d'avvertimento sparati qualche giorno fa da una motovedetta della Guardia costiera libica verso una nave della ong spagnola Proactiva Open Arms e le minacce rivolte nei confronti dell'equipaggio via radio: “Se ritornerete vi considereremo un obiettivo”. Nei giorni scorsi le autorità di Tripoli hanno deciso di istituire una zona Sar (ricerca e salvataggio) che, come racconta Msf, va ben oltre le acque territoriali (97 miglia) ed è interdetta a tutte le navi delle organizzazioni non governative. Si tratta, ha denunciato Msf, di una serie di “restrizioni all'assistenza umanitaria” che, inevitabilmente, “creeranno un gap legale nel Mediterraneo”.

Ricci a Sky TG24: da ong comportamenti omissivi

Christian Ricci, titolare dell'azienda che si occupava della sicurezza sulla nave Vos Hestia di Save the Children, ha detto a Sky TG24 che durante le attività della sua ditta si sono talvolta registrati dei "comportamenti omissivi per facilitare in qualche maniera l'attività di immigrazione clandestina, e non riferire all'autorità cosa accadeva durante i soccorsi".

La risposta di Save the Children

In merito a quanto detto da Ricci a Sky TG24, Save the Children ha risposto di aver sempre operato nel pieno rispetto delle leggi, e che l'organizzazione tutelerà nelle sedi opportune la propria reputazione a fronte di notizie "false e calunniose" diffuse a mezzo stampa da persone appartenenti alla Imi Service.