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Migranti, nave Ong sequestrata: foto e video della "Iuventa" in azione

Cronaca
La nave "Iuventa", con cui opera l'Ong Jugend Rettet è stata sequestrata dalla Procura di Trapani mercoledì 2 agosto

Le immagini documenterebbero i contatti tra i membri dell'imbarcazione della Jugend Rettet e i trafficanti libici. Il procuratore di Trapani: indagine scollegata dalla mancata firma dell'accordo. Annunciato ricorso contro il sequestro

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Almeno tre "consegne controllate" di migranti alla nave "Iuventa" dell'Ong Jugend Rettet: questa l'accusa della procura di Trapani, che indaga sull'attività dell'imbarcazione sequestrata mercoledì 3 agosto grazie a diverse foto scattate in mare dalla polizia, le quali documentano quanto accaduto nei mesi scorsi al largo delle coste della Libia.

La presunta consegna dei migranti

Protagonisti delle foto e dei fermo immagine dei video diffusi dalla polizia (e catturati dallo Sco, il Servizio centrale operativo, anche grazie a un agente sotto copertura) sono presunti trafficanti libici e alcuni membri dell'equipaggio della "Iuventa", oltre ad ufficiali della Guardia costiera di Tripoli. In alcune immagini del 18 giugno scorso si vedono una barca non identificata – probabilmente quella dei trafficanti– e una motovedetta della guardia costiera libica che scortano tre barconi carichi di migranti al largo di Zuara, per poi allontanarsi non appena iniziano le operazione di imbarco sulla "Iuventa". Della stessa giornata anche altre fotografie che ritraggono un gommone della ong tedesca in avvicinamento alle coste della Libia, affiancata da una piccola barca, presumibilmente quella dei trafficanti: poco dopo infatti l'imbarcazione si allontana e ricompare poi scortando un altro barcone carico di persone fino alla "Iuventa".

 

Le intercettazioni confermerebbero i sospetti

Altri episodi documentati, risalenti al 26 giugno scorso e al 10 settembre 2016, secondo il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio "contribuiscono a sostenere che questa condotta sia abituale". Sulla base di queste prove, la Procura sostiene che la "Iuventa" sia intervenuta in condizioni di non-pericolo per i migranti, compiendo quindi dei trasporti e non dei salvataggi. Da alcuni audio intercettati emerge inoltre la volontà dell'equipaggio della nave di non consegnare alle autorità italiane le fotografie dei salvataggi, in modo da non collaborare né con le indagini sull'operato delle Ong, né con l'identificazione dei migranti: un'altra condotta sospetta per gli inquirenti. A supportare le accuse ci sono anche alcune intercettazioni a operatori di un'altra Ong, Save The Children, che al telefono commentavano le operazioni della "Iuventa". "Se tu prendi la roba da loro, vuol dire che comunque c'è una complicità tra te e loro, capito? Cioè lei se li va a prendere, te li porta a te e tu li riporti indietro", dice un membro dell'organizzazione, alludendo alla pratica della nave di caricare i migranti e poi trasbordarli su altre navi, senza mai attraccare direttamente nei porti italiani: "Loro c'hanno la base d’appoggio a Malta, come pure il Moas". In una deposizione, invece, un altro operatore di Save the Children conferma una condotta discutibile da parte della "Iuventa", che sarebbe arrivata anche a 13 miglia dalla costa libica per prelevare i migranti e che avrebbe "restituito" i gommoni da cui li imbarcava, invece che affondarli.

"Nessun compenso, ma motivazione umanitaria"

Secondo Cartosio, comunque, i membri della Ong Jugend Rettet, che nei giorni scorsi si era rifiutata di firmare il nuovo Codice di condotta sui migranti del Viminale, non ottenevano "alcun compenso" dai trafficanti ed erano mossi soltanto da "motivazioni umanitarie". Per le leggi vigenti, però, rischiano comunque di essere accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche se al momento ancora nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. La nave sotto sequestro è ancora attraccata a Lampedusa, in attesa di essere trasferita a Trapani: alcuni computer che si trovavano a bordo sono stati sequestrati e verranno analizzati per capire ulteriormente i movimenti della "Iuventa", che ha iniziato a operare nel Mediterraneo a giugno 2016.

"Indagine slegata dall'accordo con il governo"

Il procuratore Cartosio ha voluto sottolineare come questa indagine non presenti alcun legame con il fatto che l'Ong Jugend Rettet faccia parte del gruppo delle organizzazioni contrarie all'intesa sul Codice di condotta imposto dal governo italiano. Mentre sui social network gli utenti si dividono fra sostenitori e detrattori dell'operato delle Ong, l'Unione europea si schiera con le autorità italiane. "Sappiamo dell'incidente – ha detto la portavoce della Commissione europea Mina Andreeva, citata dall'Ansa – ma non abbiamo dettagli se sia il risultato del Codice di condotta per le Ong o altro. Abbiamo fiducia nelle autorità italiane che stanno gestendo la questione".

Ricorso contro il sequestro

"Faremo ricorso contro il sequestro della nave Iuventa". Lo annuncia l'avvocato Leonardo Marino, difensore della ong tedesca Jugend Rettet. Il legale ha appena ricevuto le copie degli atti e nei prossimi giorni preparerà l' impugnazione. La richiesta di restituzione riguarderà l' imbarcazione, ma anche i documenti e i pc sequestrati.
La strategia difensiva della ong, sarà stabilita con i vertici dell' associazione umanitaria tedesca. Marino ha avuto il mandato difensivo dal legale rappresentante della Jugend Rettet, Katrin Schmidt.