Lo rivela un rapporto di Osservatorio di Pavia, Carta di Roma e Cospe. Secondo il quale dal 2017 le notizie sulle operazioni di ricerca e soccorso hanno gettato sempre più ombre sulle organizzazioni non governative. Sospettate di favorire il fenomeno migratorio
“C'è una svolta comunicativa, gli angeli perdono le ali”. Questa la sintesi dell'ultimo rapporto realizzato da Osservatorio di Pavia, Carta di Roma e Cospe su come iu mezzi di comunicazione raccontano il fenomeno migratorio e le operazioni di soccorso in mare dei effettuate dalle Ong.
Il cambio di approccio: da positivo a negativo
Lo studio dal titolo “Navigare a vista - il racconto delle operazioni di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale” ha analizzato il flusso e il contenuto degli articoli giornalistici pubblicati su quotidiani e telegiornali riguardo le cosiddette operazioni Sar. Sono quelle di sicurezza e soccorso in mare che, secondo quanto si legge nel documento, hanno avuto da aprile a ottobre 2016, un' “ampia visibilità” sui media, i quali hanno trattato ogni notizia dandogli un taglio “positivo” e “privo di critiche e polemiche”. Il tutto fino ai primi mesi del 2017, quando gli attori dei media hanno con sempre maggiore frequenza messo in discussione il lavoro delle organizzazioni operanti a largo delle coste libiche, gettando più volte sospetti e ombre negative circa la loro azione, accusata in alcuni casi di favorire il fenomeno migratorio di massa nel nostro Paese.
I numeri dell'indagine
Il rapporto rivela come nel 2016 le notizie dedicate dalla carta stampata al tema migratorio siano state 1622, ovvero il 10% in più rispetto a quelle pubblicate nel 2015, anno in cui si era già registrato il record di visibilità per l'argomento con un flusso superiore di 100 volte quello del 2013. Nel 2016, si legge nel rapporto, in tutte le prime pagine dei principali quotidiani italiani si trovano notizie riguardanti gli sbarchi e il soccorso in mare. In particolare sono 183 i contenuti con un riferimento esplicito alle Sar con un 13% della narrazione complessiva dedicata all'immigrazione. Un numero che arriva fino al 18% se si considerano anche i servizi dei telegiornali in prima serata. Gli articoli più numerosi, secondo lo studio, sono quelli che riguardano la cronaca dei naufragi (39%) seguite da quelli che raccontano le azioni di soccorso (22%). Due casi sui quali, scrive il rapporto, i media hanno scelto sempre un approccio positivo alla notizia che allontanasse critiche e polemiche nei confronti degli operatori.
Il cambio di rotta
Secondo quanto rivelato dallo studio, la “svolta comunicativa” è stata segnata da diversi episodi succedutisi dalla fine del 2016. È stato allora che il "Financial Times" ha pubblicato gli stralci del rapporto Frontex in cui veniva evidenziato come le operazioni delle Ong potevano avere delle “conseguenze involontarie”, oltre al salvataggio dei naufraghi: ossia il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. A questa denuncia seguirono le accuse del giovane video-blogger Luca Donadel, che nel marzo 2017 aveva evidenziato come le operazioni delle navi delle Ong venissero compiute a ridosso delle coste libiche. Infine, l'intervento del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, secondo il quale “alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti”. Fatti che hanno gettato sospetti e dubbi sull'operato delle organizzazioni e che, rileva il rapporto, nel 2017 hanno contribuito al cambio di rotta dell'informazione nei loro riguardi. Lo studio analizza anche il flusso informativo dei social network rilevando come da maggio 2016 in poi la comunicazione via Twitter delle organizzazioni militari (Eunavfor, Mared e Marina militare soprattutto) sia calata sensibilmente, mentre quella delle Ong sia rimasta costante tutto l'anno. Sui contenuti, il report evidenzia come il racconto sia empatico nel 53% dei tweet pubblicati dalle Ong; e nel 6% in quelli dei militari per i quali il tema centrale è quello del soccorso (72% dei tweet). Mentre per le Ong, oltre il soccorso, sono presenti anche i temi del post-salvataggio, della partenza delle navi dai porti e della denuncia nei confronti delle politiche migratorie.