La Guardia di Finanza ha eseguito il decreto disposto dalla Dda di Roma su due polizze intestate alle figlie dell'ex ministro. L’ex presidente della Camera aveva ricevuto l’avviso di garanzia il 14 febbraio scorso
La Guardia di Finanza, su disposizione della Dda di Roma, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo su due polizze intestate alle figlie dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini per un valore di un milione di euro.
L’inchiesta
La misura riguarda due polizze vita con un valore di riscatto di 495 mila euro ed è relativa all'indagine che ha portato in carcere l'imprenditore Francesco Corallo e nella quale Fini è indagato per concorso in riciclaggio dal 14 febbraio scorso. La stessa inchiesta era sfociata anche sequestrare nel sequestro di beni per 5 milioni di euro alla famiglia Tulliani, nome legato a quello dell’ex presidente di An dalla vicenda della casa di Montecarlo.
I legali: “Fini estraneo ai fatti”
Dopo una prima diffusione della notizia, gli avvocati difensori dell’ex ministro Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno hanno precisato che “il provvedimento non è diretto in prima persona nei confronti di Gianfranco Fini. Sono state sequestrate le polizze intestate alle figlie sulla base dell'incapienza del patrimonio che doveva essere oggetto di sequestro nei confronti di Giancarlo Tulliani”. I legali hanno dichiarato che il sequestro sarà "impugnato al Tribunale del Riesame, davanti al quale verrà riaffermata l'assoluta estraneità dell'onorevole Fini ai fatti che gli sono contestati".
Le ipotesi degli investigatori
Il sequestro delle due polizze vita, con un valore di riscatto di 495 mila euro l'una, è giustificato da inquirenti e investigatori delle Fiamme Gialle per il ruolo centrale di Gianfranco Fini nella vicenda che vede coinvolti Corallo e la famiglia Tulliani. Secondo gli investigatori Corallo, insieme a Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, Rudolf Theodoor e Anna Baetsen, avrebbe fatto parte di un'associazione a delinquere dedita al riciclaggio che avrebbe evaso le tasse. I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati dall’imprenditore per attività economiche e finanziarie ma anche nell'acquisto di immobili che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani.