Il provvedimento blocca l'apertura di nuovo attività legate alla produzione e alla vendita di cibo destinato ad essere mangiato per strada. La norma non è retroattiva
Il consiglio comunale di Venezia ha approvato la delibera che impedisce l'apertura di nuovi esercizi commerciali non consoni al decoro della città. Oggetto del divieto sarà tutto l'universo della ristorazione d'asporto, che si riferisce in particolare a kebab e pizzerie al taglio. Il sindaco Luigi Brugnaro (eletto con una lista indipendente) ha esultato per la concretizzazione della delibera, passata in giunta il mese scorso.
La delibera
Il provvedimento comunale conterrà il futuro sviluppo delle attività "di vendita e di produzione di prodotti alimentari destinati all'asporto e al consumo per strada" con l'eccezione delle gelaterie artigianali. La mossa non sarà, dunque, retroattiva e le attività il cui iter di apertura è già avviato (oltre a quelle già esistenti) non saranno toccate. Lo spirito dichiarato della norma è quello venire incontro alle "esigenze di salvaguardia del decoro e delle tradizioni di Venezia", tanto nelle isole di Murano e Burano, quanto nel centro storico. Con questa delibera il Comune punta a favorire la ristorazione "orientata su standard di qualità sia per gli ospiti che per i residenti".
Soddisfatta l'amministrazione
Il sindaco Brugnaro ha accolto con favore l'approvazione del consiglio comunale su Twitter: "Avanti così, con umiltà e a piccoli passi si cambia", ha scritto il primo cittadino del capoluogo veneto. Che già in passato aveva chiarito chi sono, a suo parere, i nemici della bellezza veneziana: i "negozietti (...) ricettacolo di paccottiglia di vario genere e natura" ma anche "kebab, le tante pizzerie al taglio, i money transfer e i phone center".
Avanti così, con umiltà e a piccoli passi si cambia 😜👍 #assacheidiga https://t.co/8hibYaVtYm
— Luigi Brugnaro (@LuigiBrugnaro) 4 maggio 2017
Nella stessa direzione vanno le parole dell'assessore al Commercio, Francesca Da Villa, secondo il quale la delibera mette un freno agli "esercizi non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale di Venezia".La posta in gioco, afferma, è la tutela dell'identità della città. Per questo i primi "bersagli" di questo atto amministrativo sono i negozi etnici ma anche il cibo take away in generale. Un tipo di consumo che - conclude l'assessore - "favorisce una percezione negativa non solo nel residente ma anche nel visitatore".