Strage di Viareggio: attesa per la sentenza. Le tappe dal 2009

Cronaca

Dopo il deragliamento di un treno merci nella località balneare toscana, scoppiò un incendio in cui morirono 32 persone. A distanza di sette anni e mezzo dalla tragedia, arriva il verdetto di primo grado

Sono passati sette anni e mezzo dal disastro ferroviario di Viareggio in cui rimasero uccise 32 persone. Dopo 140 udienze, il tribunale di Lucca è pronto per pronunciare il verdetto di primo grado.

 

Il deragliamento del treno e l’esplosione - Il 29 giugno 2009, alle 23,48 un treno merci partito da Trecate, in Piemonte, e diretto a Gricignano, in Campania, deraglia poco dopo aver superato la stazione ferroviaria di Viareggio. Una delle cisterne trasportate dal treno, e carica di Gpl, si rovescia e si squarcia sbattendo a forte velocità contro un ostacolo. Dopo l’impatto, inizia a fuoriuscire del gas che avvolge i binari e le abitazioni che si affacciano sulla linea ferroviaria. L’aria è satura di Gpl e, forse a causa di un motore di uno scooter che percorre la strada parallela ai binari, scoppia un incendio. Le fiamme, in una frazione di secondo, avvolgono tutto ciò che si trova nell’arco di un centinaio di metri: case, negozi, uffici, automobili. La zona più colpita è quella di Ponchielli che viene quasi completamente rasa al suolo. Saranno 32 i morti nel disastro, molte delle quali decedute nei giorni successivi all’incidente per via delle ustioni. L’ultima vittima è stata una donna originaria dell’Ecuador morta alla vigilia di Natale del 2009, dopo sei mesi di agonia. 

 

Le indagini - Le operazioni di soccorso e di scavo fra le macerie sono proseguite per giorni. Intanto, la Procura di Lucca ha aperto un'inchiesta per verificare le cause del deragliamento e attribuire le eventuali responsabilità dell'accaduto. Ma le procedure si sono rivelate lente, e i famigliari dei morti hanno più volte chiesto verità e giustizia per le vittime di uno dei più gravi disastri ferroviari avvenuti in Italia. (La protesta dei parenti delle vittime: FOTO)

 

Dopo quattro anni, nel luglio 2013, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lucca, Alessandro Dal Torrione, ha rinviato a giudizio 33 fra persone fisiche e persone giuridiche. Fra loro c’erano anche Mauro Moretti, all'epoca amministratore delegato di Ferrovie e oggi presidente di Leonardo- Finmeccanica, Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rfi, Giulio Margarita, ex direttore Sistema gestione sicurezza di Rfi e ora all'Agenzia sicurezza ferroviaria, Gilberto Galloni, ex ad di Fs Logistica, Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia e della stessa Fs Logistica. 

 

Il processo - Nel novembre 2013, nel polo fieristico di Lucca trasformato per l'occasione in aula di Tribunale, si è celebrata la prima udienza del processo. Fra i capi di imputazione contestati agli imputati, i più gravi sono quelli di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e violazione delle normative sulla sicurezza. A presiedere il collegio giudicante è stato nominato Gerardo Boragine. Dopo tre anni di udienze, nel settembre scorso, i pubblici ministeri Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino hanno avanzato le richieste di condanna da parte dell'accusa. La più pesante, che corrisponde a 16 anni di reclusione, è stata pronunciata per Mauro Moretti. Quindici anni sono stati richiesti, invece, per Michele Mario Elia, che all'epoca dei fatti era amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana. Per le società coinvolte, i pm chiedono risarcimenti milionari a Ferrovie dello Stato, Trenitalia, Fs logistica, Gatx Rail Austria (società titolare del carro che prese fuoco) e alle officine Jugenthal di Hannover, che si erano occupate della manutenzione dell'asse del vagone. 

 

Il rischio di prescrizione - Sul processo per la strage ferroviaria di Viareggio, pende il rischio della prescrizione per quanto riguarda alcuni capi di accusa. Per il giudizio di primo grado i termini sono stati rispettati, ma c’è la possibilità che, nei gradi successivi, alcuni reati possano cadere in prescrizione, come quello di incendio colposo e lesioni colpose. Questo aspetto preoccupa i famigliari delle trentadue vittime che da tempo chiedono un apposito intervento normativo.

 

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