Via D’Amelio, chiesto l’ergastolo per Madonia e Tutino

Cronaca
I soccorsi dopo la strage di via D'Amelio, il 19 luglio 1992 (Archivio Fotogramma)
Fotogramma_Strage_Borsellino

Requisitoria al processo per l'attentato in cui persero la vita il giudice Borsellino e i cinque agenti della scorta

Ergastolo: è questa la richiesta del procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone per i mafiosi Salvo Madonia e Vittorio Tutino, nel quarto processo per la strage di via D'Amelio. Chiesti inoltre 8 anni e 6 mesi per Vincenzo Scarantino e 14 anni ciascuno per Francesco Andriotta e Calogero Pulci, i tre falsi pentiti accusati di calunnia per le dichiarazioni mendaci rese durante le prime indagini sull'attentato del 19 luglio 1992, nel quale morirono Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta.

Le accuse – A carico di Madonia e Tutino, la procura siciliana contesta un "ruolo cruciale" nel gravissimo attentato, seguito da una vicenda processuale molto contorta, sulla quale sono tornati più volte i magistrati che sostengono le accuse assieme al procuratare Bertone, il pm  Stefano Luciani e l’aggiunto Gabriele Paci. Quest'ultimo ha sottolineato che, nella gestione della collaborazione di Vincenzo Scarantino, la figura forse più controversa del processo, "c'è traccia di abusi, di un pressing asfissiante. Lo strumento del colloquio investigativo venne utilizzato per preparare un soggetto psicologicamente labile. L'ostinazione della pista della Guadagna, imboccata all'inizio delle indagini fu perseguita acriticamente". Si registrò "una connivenza fra gli organi investigativi e l'indagato che poi divenne imputato. Un balordo che si atteggiava a mafioso e che viene poi stritolato nel corso dei confronti con altri, poi arrivarono le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza e gettarono alle ortiche due processi".

Il procuratore Bertone ha fatto cenno alle parole del pentito di 'ndrangheta Antonino Lo Giudice, giudicandole "assolutamente inconcludenti".  "Vorrei dire a chi ci sollecita mediaticamente dall'esterno – ha aggiunto - che non è affatto vero che la Procura di Caltanissetta guarda Giovanni Aiello come Donald Trump guarda un clandestino messicano". Il riferimento di Bertone era rivolto delle dichiarazioni rese da Lo Giudice, il quale accusava Giovanni Aiello - l'ex poliziotto soprannominato ''faccia da mostro'' - di essere coinvolto nelle stragi del '92, sottolineando le contraddizioni e la mancanza di riscontri alle sue affermazioni. L'udienza è stata rinviata a gennaio: dal 9 al 13 verrà dato spazio alle parti civili. A febbraio, invece, la parola passerà alla difesa.

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