Alberto Galanti: figlio di un avvocato del Comune, molto attento ai temi ambientali. Sua l'indagine che ha dato il colpo di grazia al sistema di gestione dei rifiuti nella Capitale. Sarà lui ad ascoltare la dimissionaria e indagata ex assessora all’ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro
Cinquant’anni tra poco. Ma non si direbbe. Alberto Galanti, da quattro lustri in magistratura, ha gli occhi verdi, i capelli brizzolati e sotto la toga indossa jeans e scarpe sportive. Galanti è il magistrato che, con una indagine colossale, ha dato il colpo di grazia al sistema di gestione dei rifiuti nella Capitale (lui ha fatto arrestare Manlio Cerroni, il re dell’immondizia). Sarà sempre lui ora ad ascoltare, prima di Natale, la dimissionaria e indagata ex assessora all’ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro.
Galanti, figlio di un avvocato del Comune, ha una sensibilità verde che comincia negli anni del tirocinio, suo maestro fu Gianfranco Amendola. Ambientalista convinto, non ha mai tollerato comportamenti non conservativi della natura, è attento ogni giorno: dal consumo ragionato di acqua alla raccolta differenziata. Lo stesso rigore che mette nel lavoro, da mattina a sera negli uffici del Tribunale di Roma.
Una storia professionale la sua che parte da Bergamo, passa per Frosinone e arriva a Roma. Una storia personale che parte da Roma e arriva in Puglia, lì dove Galanti abbandona le inquietudini del lavoro e trova riposo. E ci sono il cibo e la musica tra le sue passioni. Ottimo cuoco, si racconta, ed esperto appassionato di rock (da ragazzo lo si trovava nei locali di Roma a suonare la batteria con band di buon livello).
Uno che sa separare gli ambiti della vita. Uno che, dicono gli amici più stretti, è quasi sempre amabile ma che, in fondo, è meglio non fare arrabbiare.