Secondo gli investigatori, si sarebbero coperti a vicenda per andare al bar e fare acquisti. Rischiano fino a cinque anni di carcere
C'era chi andava a fare shopping e chi se ne stava seduto al bar, chi invece di lavorare passava ore in un centro massaggi e chi allenava la squadra di basket: la Guardia di Finanza ha denunciato 59 dipendenti del Comune di Milazzo, in provincia di Messina, per truffa aggravata ai danni dello Stato.
Operazione "Libera uscita" - Il metodo era sempre lo stesso: consegnare il proprio badge a un collega, farlo timbrare al proprio posto, e assentarsi dal luogo di lavoro per tutta la giornata. L'operazione “Libera uscita”, condotta dagli uomini della Guardia di finanza, ha portato 59 denunce nei confronti dei dipendenti comunali e a 16 indagati, ai quali si contestano i reati di truffa e danno erariale.
Per i dipendenti coinvolti nell'inchiesta, pari al 30% dell'intero personale, il Gip ha disposto l'obbligo di firma.
Un sistema collaudato – Il comportamento degli assenteisti sarebbe stato immortalato da cinque telecamere nascoste dagli inquirenti tra novembre e dicembre del 2014. I video avrebbero accertato l'esistenza di un accordo fra colleghi affinché uno timbrasse per tutti e permettesse agli altri di arrivare in ritardo o uscire in anticipo.
I presunti dipendenti assenteisti avrebbero così percepito la retribuzione per l'intera giornata, attribuendosi in alcuni casi perfino delle ore di straordinario. E invece avrebbero fatto tutt'altro.
Grazie ai successivi pedinamenti, i finanzieri avrebbero scoperto “diffuse e reiterate” irregolarità perpetrate dagli impiegati: si parla di oltre mille ore di assenze ingiustificate dal luogo di lavoro. I 59, come sarebbe avvenuto in altre circostanze, le avrebbero totalizzate andando al bar, facendo acquisti nei centri commerciali assieme ai colleghi e perfino recandosi nei centri di terapia per sottoporsi a lunghe sedute di massaggi. Ad essere coinvolto sarebbe anche un funzionario comunale già membro dell'ufficio per i procedimenti disciplinari.
L'allenatore di basket – Nel gruppo di furbetti ci sarebbe anche un dipendente accusato di essersi assentato dal lavoro per andare ad allenare una squadra di basket. Ad inchiodarlo ci sarebbero le sue firme da allenatore sui referti delle partite della Federazione italiana pallacanestro.
Anche lui dovrà rispondere alle imputazioni che, se confermate dal giudice, potrebbero portare a pene fino a cinque anni di carcere nonché al lincenziamento e al risarcimento del anno erariale allo Stato.