"Visto che il livello di collaborazione si è rivelato insufficiente, valuteremo le misure che diano questo segnale di insoddisfazione" ha detto il ministro degli esteri. Ieri, l'Egitto ha annunciato che non consegnerà agli inquirenti italiani i documenti richiesti
"Non c'è da parte nostra una rinuncia a chiedere che venga assicurata la verità, come è doveroso che sia. C'è la decisione, visto che il livello di collaborazione si è rivelato insufficiente, di prendere delle misure che diano questo segnale di insoddisfazione in modo proporzionato e senza scatenare guerre mondiali".
"Nei prossimi giorni valuteremo le misure da prendere", così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a proposito del caso di Giulio Regeni.
Servono i tabulati - "Le indagini investigative nel mondo si fanno molto spesso basandosi sui tabulati, sulle intercettazioni. Se non ci fosse il traffico di celle telefoniche, buona parte delle indagini che si fanno anche nei Paesi più attaccati alla privacy non si farebbero", ha proseguito poi il ministro.
Gentiloni: occorrre buon senso - "Io rispetto gli argomenti dei governi con cui abbiamo a che fare però bisogna giudicare con buon senso, e il buon senso dice che nelle indagini si usano questi strumenti. Dalle Alpi alle Piramidi", ha aggiunto. "Ovviamente ognuno ha le proprie regole" ma l'Italia, ha aggiunto il ministro, "non ha fatto alcuna forzatura, tanto meno forzature ingiustificate. L'Italia ha preso una posizione chiara difendendo non solo gli interessi di questo ragazzo e della famiglia ma, come ho detto più volte, la nostra dignità nella ricerca della verità su questo caso. Penso che ogni tanto bisogna stare alle cose che si dicono e farle. Noi lo abbiamo detto in parlamento e le abbiamo fatte".
Egitto: non consegneremo tabulati - Ieri il procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman ha annunciato che Il Cairo non consegnerà agli inquirenti italiani i tabulati telefonici richiesti sul caso della morte di Regeni perche' "sarebbe contro la Costituzione e le leggi vigenti egiziane".
Investigatori italiani pedinati? - Secondo la Repubblica l'Egitto "per otto settimane, tra il 5 febbraio e il 30 marzo, giorno e notte, ha monitorato ogni mossa, ogni spostamento e comunicazione del nostro team investigativo al Cairo". "Osservata" anche l'ambasciata.
Ambasciatore richiamato - Roma intanto ha richiamato - per consultazioni - l'ambasciatore italiano nella capitale egiziana. E sulle future mosse, il ministro Gentiloni dice: ci lavoreremo nei prossimi giorni.