"E' stato commesso un omicidio", dice il fratello di Davide Bifolco, freddato da un colpo che per l'Arma è partito accidentalmente. Secondo i militari insieme a due ragazzi su uno scooter non si sarebbe fermato a un controllo
"Io mi sento distrutta, è vergognoso. Siamo distrutti, ma anche agguerriti". Nel quartiere Traiano prosegue la protesta (e la rabbia: LE FOTO) il giorno dopo la morte del 17enne ucciso a Napoli da un colpo di pistola sparato dai carabinieri. "Un colpo sparato accidentalmente", secondo la prima ricostruzione dell'Arma.
"Hanno sparato, è stato commesso un omicidio. Ci sono i testimoni. Mi vergogno di essere italiano", replica invece il fratello della vittima.
Quel che è certo è che Davide Bifolco è morto. E quando ha smesso di respirare, in un'aiuola del lungo viale Traiano, la gente del quartiere è scesa in strada. La rabbia si è trasformata in rivolta. Insulti, sassi contro i carabinieri, otto auto delle forze dell'ordine danneggiate.
La dinamica dell'incidente - Secondo la prima ricostruzione ufficiale, nella notte di venerdì, Davide era in giro su uno scooter con altri due ragazzi, Salvatore Triunfo, 18 anni, con precedenti, e un 23enne che a febbraio scorso ha violato i domiciliari e, dunque, era ricercato.
I carabinieri - riferiscono al Comando dell'Arma - avrebbero riconosciuto sullo scooter il 23enne latitante e intimato l'alt ma i tre non si sarebbero fermati, "perché lo scooter non aveva assicurazione", dice la famiglia. O forse perché a bordo dello scooter, che era guidato da Triunfo, c'era un latitante, ipotizzano altri.
Durante l'inseguimento, il punto discordante tra la versione dei carabinieri e quella della famiglia di Davide. Secondo i militari, i tre hanno perso il controllo del mezzo ed hanno urtato la gazzella. Dopo di che il 23enne è scappato a piedi (è ancora in fuga); Triunfo sarebbe stato bloccato e Davide colpito dal proiettile sparato dal carabiniere. Secondo la famiglia, i carabinieri hanno speronato lo scooter provenendo dal senso opposto e hanno colpito ad altezza d'uomo, al cuore, Davide che è stato ammanettato dopo che era già stato ferito a morte con la faccia riversa nella terra dell'aiuola.
"Hanno sparato, è stato commesso un omicidio. Ci sono i testimoni. Mi vergogno di essere italiano", replica invece il fratello della vittima.
Quel che è certo è che Davide Bifolco è morto. E quando ha smesso di respirare, in un'aiuola del lungo viale Traiano, la gente del quartiere è scesa in strada. La rabbia si è trasformata in rivolta. Insulti, sassi contro i carabinieri, otto auto delle forze dell'ordine danneggiate.
La dinamica dell'incidente - Secondo la prima ricostruzione ufficiale, nella notte di venerdì, Davide era in giro su uno scooter con altri due ragazzi, Salvatore Triunfo, 18 anni, con precedenti, e un 23enne che a febbraio scorso ha violato i domiciliari e, dunque, era ricercato.
I carabinieri - riferiscono al Comando dell'Arma - avrebbero riconosciuto sullo scooter il 23enne latitante e intimato l'alt ma i tre non si sarebbero fermati, "perché lo scooter non aveva assicurazione", dice la famiglia. O forse perché a bordo dello scooter, che era guidato da Triunfo, c'era un latitante, ipotizzano altri.
Durante l'inseguimento, il punto discordante tra la versione dei carabinieri e quella della famiglia di Davide. Secondo i militari, i tre hanno perso il controllo del mezzo ed hanno urtato la gazzella. Dopo di che il 23enne è scappato a piedi (è ancora in fuga); Triunfo sarebbe stato bloccato e Davide colpito dal proiettile sparato dal carabiniere. Secondo la famiglia, i carabinieri hanno speronato lo scooter provenendo dal senso opposto e hanno colpito ad altezza d'uomo, al cuore, Davide che è stato ammanettato dopo che era già stato ferito a morte con la faccia riversa nella terra dell'aiuola.