La Dia di Napoli ha confiscato appartamenti, titoli e aziende riconducibili a uno dei capi dei Casalesi, già in carcere dal 2009 per la strage degli immigrati a Castel Volturno. I beni erano intestati a diversi familiari e prestanome
Appartamenti, una villa, rapporti finanziari e aziende, per un valore complessivo pari a 5 milioni di euro, sono stati confiscati dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli a Giuseppe Setola, capo dell'ala stragista del clan dei Casalesi, autore della strage di Castel Volturno, detenuto in regime di carcere duro e più volte condannato all'ergastolo. I beni confiscati sono riconducibili a Setola, anche se intestati apparentemente a suoi familiari e conoscenti.
Valore dei beni sproporzionato rispetto ai reditti - Le indagini patrimoniali eseguite dalla Dia di Napoli, hanno permesso di accertare la presenza di numerosi beni nella disponibilità di Giuseppe Setola e dei parenti, fra cui il fratello, Pasquale, anche attraverso interposte persone. Tali beni sono stati ritenuti dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati sia da Setola sia dai suoi congiunti e dalle persone a lui vicine, giungendo alla conclusione, alla luce anche delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.
Proventi illeciti reinvestiti in beni immobili e attività commerciali - La decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione Misure di Prevenzione, presieduto da Corinna Forte, si è basata anche sugli accertamenti di natura patrimoniale supportati dalle investigazioni eseguite nella fase delle indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. Le indagini hanno dimostrato che Giuseppe Setola reimpiegava i proventi di attività criminose in acquisti di beni immobili e di attività commerciali, attribuendo fittiziamente i beni al fratello Pasquale, suo complice in altri gravissimi reati ed illeciti, ad altri familiari e conoscenti per non apparire titolare in proprio e per non correre il rischio di sequestri e di successive confische, cercando di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.
Setola, responsabile della strage di Castel Volturno - Setola, arrestato nel gennaio 2009 dopo un periodo di latitanza, condannato a diversi ergastoli, si trova attualmente in regime di carcere duro in base al 41 bis. Molti gli omicidi per i quali è stato condannato, tra i quali anche quello di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore di giustizia Domenico, avvenuto il 2 maggio 2008. Il crimine pù efferato di cui Giuseppe Setola è stato protagonista è la strage di Castel Volturno, episodio che ebbe risonanza internazionale per il coinvolgimento di cittadini africani uccisi in modo del tutto casuale. Prima venne ucciso l'esercente di una sala giochi, davanti al suo negozio nella popolosa Baia Verde di Castel Volturno e, poco dopo, sei cittadini ghanesi contro i quali vennero esplosi in poco meno di trenta secondi ben 125 colpi, con almeno sette armi da guerra di modello e calibro diverso.
Valore dei beni sproporzionato rispetto ai reditti - Le indagini patrimoniali eseguite dalla Dia di Napoli, hanno permesso di accertare la presenza di numerosi beni nella disponibilità di Giuseppe Setola e dei parenti, fra cui il fratello, Pasquale, anche attraverso interposte persone. Tali beni sono stati ritenuti dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati sia da Setola sia dai suoi congiunti e dalle persone a lui vicine, giungendo alla conclusione, alla luce anche delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.
Proventi illeciti reinvestiti in beni immobili e attività commerciali - La decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione Misure di Prevenzione, presieduto da Corinna Forte, si è basata anche sugli accertamenti di natura patrimoniale supportati dalle investigazioni eseguite nella fase delle indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. Le indagini hanno dimostrato che Giuseppe Setola reimpiegava i proventi di attività criminose in acquisti di beni immobili e di attività commerciali, attribuendo fittiziamente i beni al fratello Pasquale, suo complice in altri gravissimi reati ed illeciti, ad altri familiari e conoscenti per non apparire titolare in proprio e per non correre il rischio di sequestri e di successive confische, cercando di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.
Setola, responsabile della strage di Castel Volturno - Setola, arrestato nel gennaio 2009 dopo un periodo di latitanza, condannato a diversi ergastoli, si trova attualmente in regime di carcere duro in base al 41 bis. Molti gli omicidi per i quali è stato condannato, tra i quali anche quello di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore di giustizia Domenico, avvenuto il 2 maggio 2008. Il crimine pù efferato di cui Giuseppe Setola è stato protagonista è la strage di Castel Volturno, episodio che ebbe risonanza internazionale per il coinvolgimento di cittadini africani uccisi in modo del tutto casuale. Prima venne ucciso l'esercente di una sala giochi, davanti al suo negozio nella popolosa Baia Verde di Castel Volturno e, poco dopo, sei cittadini ghanesi contro i quali vennero esplosi in poco meno di trenta secondi ben 125 colpi, con almeno sette armi da guerra di modello e calibro diverso.