Val di Susa, perquisizione a casa di Alberto Perino

Cronaca
Nella foto, Alberto Perino, storico esponenete del movimento No Tav
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La Digos ha perquisito l'abitazione dello storico portavoce del Movimento No Tav. L'ipotesi di reato è istigazione a delinquere. Poche settimane fa aveva diffuso sul web dati sensibili su alcune ditte impegnate nel cantiere. Lui:"Accanimento giudiziario"

La Digos di Torino ha perquisito a Condove, in Val di Susa, l'abitazione di Alberto Perino, storico portavoce del Movimento No Tav. La perquisizione è stata disposta dai pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino con l'ipotesi di reato di istigazione a delinquere. I fatti contestati risalgono a poche settimane fa, quando Perino diffuse sul web dati sensibili su alcune delle ditte impegnate al cantiere Tav in Valsusa. "Questo è un accanimento giudiziario - ha commentato l'interessato - la questione riguarda le targhe dei mezzi che lavorano in cantiere: come ho già spiegato esiste il Pra che, in quanto pubblico, permette a chiunque di avere una serie di informazioni". Ed ancora: "sono stato accusato, perquisito e inquisito perchè controllo, perchè sono ficcanaso? Loro sostengono che io, cercando informazioni sulle targhe, dico agli altri cosa fare. Ma questo lo dicono loro". Parlando poi dei sabotaggi delle ultime settimane nel cantiere della Tav, Perino ha detto: "I sabotaggi sono metodi di lotta non violenti poichè non è nostra intenzione fare male ad alcun essere vivente. Quello che ci interessa è fermare il cantiere".

I motivi della perquisizione - L'inchiesta della procura è concentrata sulla raccolta di informazioni che, lo scorso agosto, dovevano servire per ostacolare il passaggio dei camion che trasportavano nel cantiere di Chiomonte i componenti della fresa Tbm, la cosiddetta "talpa", da utilizzare per lo scavo di una galleria preparatoria. Erano stati diffusi agli attivisti targa, tipologia, proprietà, sede della ditta e valore di due mezzi della società Martina Service; inoltre, era stata indicata nella Tesip la ditta appaltatrice dei trasporti (poi subappaltati alla Martina) e nella località di Borgofranco di Ivrea, nel Canavese, la presenza di alcune parti del macchinario all'interno di capannoni. Perino ha sempre sostenuto che le informazioni erano state reperite da fonti di pubblico dominio, ma in un messaggio di posta elettronica faceva riferimento anche a "fonti interne e certe da Susa". "Il movimento No Tav - si legge nel decreto di perquisizione - ha creato una rete per la raccolta e l'elaborazione delle informazioni ritenute utili per la propria campagna di contrasto al Tav", che servirebbero a raggiungere scopi illeciti in contesti dove vengono commessi gravi reati. Gli investigatori della Digos hanno acquisito, nel corso della perquisizione, la documentazione informatica contenuta nell'hard disk del computer di Alberto Perino, insieme al contenuto della scheda di memoria del cellulare. Perino si è detto "contento perchè non mi hanno portato via il pc e il telefono", ma anche seccato perchè invece gli è stato sottratto il testo di un intervento che avrebbe dovuto fare a un incontro in programma questa sera.

Le mosse dei No Tav - Oggi pomeriggio il Comitato No Tav Susa-Monpantero inoltre ha indetto una conferenza stampa per presentare i risultati della raccolta firme "contro la militarizzazione di Susa e della Valle" e "sul clima minaccioso ed intimidatorio creatosi a Susa contro i No Tav". Pare che nei giorni scorsi siano stati distribuiti dei volantini recanti minacce di morte seguite dalla firma "i disoccupati della Valle di Susa". Il comitato ha raccolto al mercato o nei gazebo allestiti in paese duemila firme in due settimane. Nei giorni scorsi il Movimento No Tav aveva anche annunciato una nuova mobilitazione a Susa nel mese di ottobre, "con l'obiettivo di saldare le tante anime del Movimento, che in queste settimane sembrano provate dall'ondata di sabotaggi alle ditte del cantiere".

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