Tagli, le province: "Stop ai riscaldamenti nelle scuole"

Cronaca

Il presidente dell'Upi Saitta: "L'iniziativa per protestare contro i 500 milioni in meno decisi con la spending review. Faremo ricorso al Tar". Intanto il ministero diffonde i dati del concorso per docenti: "Più di 320mila i candidati"

Le province italiane decideranno a breve la chiusura dei riscaldamenti nelle scuole e conseguentemente l'aumento delle vacanze per gli studenti. A dirlo è stato il nuovo presidente Upi, Antonio Saitta, spiegando che l'iniziativa "prende le mosse per protestare contro i tagli di 500 milioni decisi con la spending review". Una decisione che riceve la critica del governo: "Al neo Presidente dell'Upi, Antonio Saitta , faccio i complimenti per il nuovo incarico e soprattutto gli auguro di avere un comportamento più consono all' Istituzione che rappresenta", dice il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi in una nota.
Saitta ha poi spiegato che tutte le province faranno ricorso ai singoli Tar contro i tagli varati dal Governo contro le Province. "Il governo è ingrato e decisioni come queste debbono essere ben spiegate agli studenti e ai loro genitori" ha aggiunto lo stesso Saitta incassando gli applausi dei presidenti di provincia. "Bisogna spiegare soprattutto che il governo non ha il coraggio di fare una spending review su se stesso e che, tra l'altro, siamo pronti anche - ha sottolineato - ad interrompere i lavori di manutenzione nelle scuole. E quando qualche procuratore della Repubblica, come accade nella provincia di Torino con il bravo Guariniello, ci dirà che i lavori debbono essere terminati, noi opporremo un netto rifiuto, visto che le risorse non ci sono più"'.
Di questo "informeremo il Consiglio superiore della magistratura e al vicepresidente Michele Vietti chiederemo se dobbiamo rispettare i programmi per il controllo delle scuole o se invece dobbiamo dare retta ai tagli imposti dal governo con la spending review. Stessa richiesta - ha aggiunto - la faremo alla Corte dei Conti, anche relativamente ai numerosissimi decreti ingiuntivi che in questi giorni stanno arrivando agli Enti da parte delle imprese, che ammontano nel complesso a circa 2,8 miliardi di euro".

Concorso,  più di 320mila i candidati - Intanto, il Mnistero dell'Istruzione ha diffuso i dati del concorso a cattedre il cui bando scadeva alle ore 14 di mercoledì 7 novembre. Sono 321.210 i candidati, a fronte degli 11.542 posti disponibili.
Si tratta - riferisce il Ministero dell'Istruzione - in maggioranza di donne, provenienti dal Sud e in media di 38 anni.
Le domande presentate da donne sono 258.476 contro 62.734 degli uomini. I due terzi degli aspiranti insegnanti che hanno fatto domanda di partecipazione al concorso non proviene dalle graduatorie ad esaurimento: sono 214.453 (66,8%), rispetto ai 106.757 (33,2%) che sono invece presenti nelle stesse graduatorie.
Circa la metà delle domande di partecipazione al concorso proviene da aspiranti docenti del Sud: sono 164.827 (51,3%). Percentuali minori per le domande provenienti dalle regioni del Nord (29,3%) e del Centro (19,4%). La regione con il maggior numero di domande è la Campania con 56.773 candidati, seguita dalla Sicilia (45.773). L'età media dei canditati - riferisce il ministero - è di 38,4 anni: quella degli uomini è più alta (40 anni) rispetto a quella delle candidate donne (38 anni). Nello specifico, la maggior parte dei candidati (158.879) ha un'età compresa tra 36 e 45 anni. Seguono i 113.924 candidati con un'età pari o inferiore ai 35 anni e i 45.595 con un'età compresa tra i 46 e i 55 anni. I candidati con un'età superiore a 55 anni sono 2.812.

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