Accuse al Viminale, Manganelli: "Volontà di trasparenza"

Cronaca
Il Viminale

Un esposto anonimo denuncia presunti casi di malaffare al ministero dell'Interno, sia nella gestione di appalti e aste sia per l'acquisto di impianti tecnologici. Il capo della Polizia: "Giusto che l'autorità giudiziaria approfondisca"

Sul caso dell'esposto anonimo che ha descritto presunti illeciti negli appalti al Viminale, il capo della polizia, Antonio Manganelli, assicura che c'è "una volontà di trasparenza: è un anonimo, suscettibile di approfondimenti ed è giusto che li faccia l'autorità giudiziaria verso cui abbiamo fiducia". E aggiunge: "Abbiamo ritenuto di confermare la massima fiducia" nel vice capo della polizia, Nicola Izzo, al centro delle accuse lanciate nell'esposto.

Intanto la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine. L'esposto, del quale ha riferito venerdì 2 Repubblica, individua come centro dei presunti favoritismi nelle gare (si va dall'acquisto di software per le centrali operative di tutta Italia ai sistemi di telesorveglianza, dalla gestione del numero unico europeo della sicurezza al rilevamento delle impronte digitali da parte della Scientifica) l'Ufficio Logistico del Dipartimento di Pubblica sicurezza, diretto fino a poco tempo fa da Giuseppe Maddalena, e come responsabile della presunte illegittimità il prefetto Izzo, definito "puparo" della "combriccola" nel testo.

Il dossier, nella forma di una "Lettera aperta alla ministro Cancellieri", riporta nell'intestazione la frase "Per l'amor di Dio fermateli! Fate presto!" e chiede al ministro dell'Interno di intervenire per porre fine "alle azioni di chi getta discredito sull'Amministrazione e pone i suoi appartenenti a serio rischio di indagini amministrative e/o penali". Il riferimento è ad "azioni che turbano procedure di aggiudicazione di appalti ed assegnazioni di forniture in uno dei settori più critici, tra quelli del nostro Dipartimento, quali le comunicazioni e l'informatica".

Izzo e Maddalena vengono accusati dall'anonimo di garantire le assegnazioni degli appalti ad aziende "vicine ai due", ricorrendo "a soluzioni procedurali originali e fantasiose". L'esposto si chiude con un capitolo dedicato a Salvatore Saporito, il vicequestore suicidatosi in caserma il 31 marzo 2011 e coinvolto nell'indagine della procura di Napoli sugli appalti per la realizzazione del Cen (Centro elaborazione dati della polizia). Secondo il 'corvo', Saporito non si sarebbe suicidato perché preoccupato dall'indagine, ma perché non avrebbe sopportato il mobbing al quale sarebbe stato sottoposto dai suoi superiori per aver tentato di opporsi al 'sistema-appalti' dell'Ufficio Logistico del Viminale. La lettera, riferisce Repubblica, è stata inviata un mese fa direttamente al ministro Cancellieri, che ha incaricato il capo della polizia, Antonio Manganelli, di trasmettere alla procura l'incartamento.

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