Ilva, il Riesame: "Produzione solo se resa ecocompatibile"

Cronaca
Lo stabilimento dell'Ilva a Taranto

Depositate le motivazioni del Tribunale: "Interrompere la catena di reati". Accuse ai dirigenti: "Inquinare è stata una scelta. Gestione ad alta potenzialità distruttiva". Lo stop degli impianti è solo "una delle scelte tecniche possibili"

Il Tribunale del Riesame di Taranto ha depositato le motivazioni con le quali lo scorso 7 agosto ha confermato il sequestro degli impianti a caldo dell'Ilva. Il provvedimento notificato all'azienda è lungo 124 pagine e viene sottolineato che non viene concessa la facoltà d'uso degli impianti. Da quanto trapelato da fonti giudiziarie, la facoltà d'uso non era stata richiesta nemmeno dai legali del colosso siderurgico. L'Ilva dovrà eliminare "la fonte delle emissioni inquinanti (con la rimodulazione dei volumi di produzione e della forza occupazionale) e allo stesso tempo provvedere al mantenimento dell'attività produttiva dello stabilimento", solo dopo averla resa "compatibile" con ambiente e salute.

Insomma l'ipotesi dello spegnimento degli impianti "rappresenta solo una delle scelte tecniche possibili". Se occorra fermare la produzione, lo si deciderà "sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi-amministratori". Intanto, il disastro ambientale doloso prodotto dall'Ilva è "ancora in atto" e "potrà essere rimosso solo con imponenti e onerose misure d'intervento, la cui adozione, non più procrastinabile, porterà all'eliminazione del danno in atto e delle ulteriori conseguenze dannose del reato in tempi molto lunghi".

Il documento - Nelle pagine del provvedimento si parla di "disastro doloso dovuto alle modalità di gestione degli impianti, con azioni ed omissioni aventi una elevata potenzialità distruttiva dell'ambiente, tale da provocare un effettivo pericolo per l'incolumità fisica di un numero indeterminato di persone". Le cause sono da ricercare nella "costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà". Dunque dito puntato contro i dirigenti "che si sono avvicendati alla guida dell'Ilva e hanno continuato a produrre massicciamente nella inosservanza delle norme di sicurezza".

L'attività inquinante dell'Ilva ha provocato una "gravissima contaminazione ambientale che ha comportato ingenti danni economici e si è protratta "per anni nonostante le osservazioni e i rilievi mossi al riguardo dalle autorità preposte alla salvaguardia dell'ambiente e della salute".

Il ruolo dei custodi - Nel dispositivo depositato viene disposto che non si continuino a perpetrare i reati contestati nel provvedimento cautelare. Sul percorso da seguire per interrompere i reati, i giudici non si sbilanciano e affidano il compito ai custodi nominati dal gip e alla procura: "I custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti".

Il tribunale aveva nominato custode giudiziario il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante "nella sua qualità di presidente del Cda e di legale rappresentante di Ilva spa". La nomina di Ferrante, però, venne revocata dopo quattro giorni dal gip Patrizia Todisco per "palese conflitto di interessi".

Le reazioni - "Le motivazioni del Tribunale del Riesame ci consentono di continuare a lavorare nella direzione che abbiamo preso". Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini vede nelle disposizioni del Tribunale del Riesame una conferma delle decisioni  intraprese dal ministero per il risanamento dell'area dello stabilimento siderurgico. "Oggi - ribadisce ai microfoni di SkyTG24 dal meeting  di Cl a Rimini - ho insediato il gruppo di lavoro che concluderà la procedura per il rilascio delle nuove autorizzazioni entro il 30 settembre. Le nuove autorizzazioni includeranno le prescrizioni del gip di Taranto e le indicazioni della Commissione europea per l'uso  delle migliori tecnologie disponibili".
Il ministro Corrado Passera ha invece dichiarato: "Ritengo che il sito non debba essere oggetto di decisioni irrimediabili come lo spegnimento". Gli impianti devono rimanere attivi anche secondo Bruno Ferrante: "Il Tribunale del Riesame ha espresso una posizione di buon senso, che indica una strada che salva l'ambiente, la salute e tanti posti di lavoro. Dobbiamo lavorare per il risanamento ma si può risanare soltanto tenendo gli impianti attivi".

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