Via Poma, chiesta la conferma della condanna per Busco

Cronaca

Si avvia a conclusione il processo d'appello. Il procuratore generale ha chiesto 24 anni di carcere per l'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni. L'imputato però si difende in aula: "Io le volevo bene"

"Chiedo la totale conferma della sentenza pronunciata in primo grado e in subordine, se la Corte dovesse decidere diversamente, che si riapra l'istruttoria e si proceda ad una perizia degna di tale nome". Così il procuratore generale Alberto Cozzella nel processo d'appello per l'omicidio di via Poma ha chiesto la conferma della condanna a 24 anni per Raniero Busco. Il magistrato dell'accusa inoltre ha  fortemente criticato la superperizia disposta dalla Corte, dalla  quale è risultato che le lesioni riscontrate sul seno sinistro della  Cesaroni non erano conseguenza di un morso.

Nel corso della sua requisitoria, durata circa tre ore, Cozzella ha ricostruito tutte le fasi dell'omicidio avvenuto a Roma il 7 agosto del 1990 e ha contestato i risultati della perizia svolta dai consulenti del Corte d'assise d'Appello. In primo luogo per quanto riguarda la ferita sul capezzolo sinistro di Simonetta. Il pg ha pesantemente criticato le conclusioni a cui è giunto il perito, Corrado Cipolla D'Abruzzo, per il quale è "un non senso pensare che queste due escoriazioni non possano dipendere da un morso". Il Pg ha, invece, ribadito che come dimostrato anche nel processo di primo grado, da tutti i consulenti, quelle "lesioni sono esito di un morso" ed "un fatto" che il Dna individuato sul corpetto e reggiseno della ragazza "appartiene" all'ex fidanzato della Cesaroni ovvero Busco.

Il pg ha, poi, elogiato, il lavoro svolto in questi anni. "Non è stato lasciato nulla di intentato, basti pensare alle 217 intercettazioni telefoniche e ambientali, ai 31 prelievi di campione biologico e ai confronti fatti con 40mila profili di dna contenuti nella banca data dei carabinieri del Ris". Il magistrato ha, anche, chiesto alla corte di non lasciarsi influenzare, nel giudizio, dai fattori esterni. "In questo processo ci sono una serie di fatti su cui non possiamo avanzare alcun dubbio - ha detto - ma ci sono tante, tante sfumature che dobbiamo saper cogliere".

Durante l'udienza ha preso la parola lo stesso Busco, per proclamare la propria innocenza. "Ho bisogno di dirvi - ha proseguito Busco - che volevo bene a Simonetta ma ovviamente non so come si sarebbe conclusa la nostra storia d'amore: non ho mai pensato di farle del male". Busco ha poi concluso affermando che quando "ho saputo della sua morte ho provato lo stesso dolore di quando ho perso mio padre".


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