Gli uomini, che non sono indagati, si sono presentati spontaneamente per farsi prelevare della saliva, anticipando la richiesta del giudice che li aveva convocati per il 30 maggio. Salvatore Parolisi resta l'unico imputato per l'assassinio di Melania
(in fondo all'articolo tutti i video sull'omicidio di Melania Rea)
I due operai macedoni che il giudice di Teramo Marina Tommolini ha convocato per il 30 maggio prossimo nell'ambito del processo a Salvatore Parolisi si sono già recati in caserma ad Ascoli Piceno per farsi prelevare della saliva utile all'esame del Dna.
Gli operai hanno dunque risposto subito all'invito del giudice di Teramo e non hanno atteso l'udienza di fine maggio, presentandosi subito in caserma e rendendosi immediatamente disponibili.
Il giudice Marina Tommolini che si pronuncerà sul caporalmaggiore dell'esercito Salvatore Parolisi, processato perché per l'accusa ha ucciso la moglie Melania Rea, vuole vederci chiaro e non lesina iniziative anche su circostanze già prese in considerazione dagli inquirenti.
Potrebbe essere per questo quindi che ha convocato a sorpresa, di sua iniziativa, i due operai che nelle prime fasi dell'indagine sono stati sospettati e poi sono usciti dall'inchiesta perché contro di loro non c'era nulla di concreto.
I due, padre e figlio da anni residenti in Italia, nei giorni nei giorni precedenti alla scomparsa di Melania Rea si trovavano nella zona di Colle San Marco per lavorare come muratori.
Un cane molecolare che cercava le tracce di Melania aveva portato gli inquirenti ai loro mezzi: una roulotte e una Fiat Punto. Per eseguire gli accertamenti utili a stabilire la loro posizione, i magistrati di Ascoli Piceno iscrissero il più giovane nel registro degli indagati.
Furono controllate l'automobile e la roulotte, oltre alle perquisizioni personali che vennero fatte nell'immediatezza dei fatti. Ma gli inquirenti che hanno lavorato al caso sin dai primissimi momenti li avevano esclusi dalla rosa dei sospettati.
I due operai macedoni che il giudice di Teramo Marina Tommolini ha convocato per il 30 maggio prossimo nell'ambito del processo a Salvatore Parolisi si sono già recati in caserma ad Ascoli Piceno per farsi prelevare della saliva utile all'esame del Dna.
Gli operai hanno dunque risposto subito all'invito del giudice di Teramo e non hanno atteso l'udienza di fine maggio, presentandosi subito in caserma e rendendosi immediatamente disponibili.
Il giudice Marina Tommolini che si pronuncerà sul caporalmaggiore dell'esercito Salvatore Parolisi, processato perché per l'accusa ha ucciso la moglie Melania Rea, vuole vederci chiaro e non lesina iniziative anche su circostanze già prese in considerazione dagli inquirenti.
Potrebbe essere per questo quindi che ha convocato a sorpresa, di sua iniziativa, i due operai che nelle prime fasi dell'indagine sono stati sospettati e poi sono usciti dall'inchiesta perché contro di loro non c'era nulla di concreto.
I due, padre e figlio da anni residenti in Italia, nei giorni nei giorni precedenti alla scomparsa di Melania Rea si trovavano nella zona di Colle San Marco per lavorare come muratori.
Un cane molecolare che cercava le tracce di Melania aveva portato gli inquirenti ai loro mezzi: una roulotte e una Fiat Punto. Per eseguire gli accertamenti utili a stabilire la loro posizione, i magistrati di Ascoli Piceno iscrissero il più giovane nel registro degli indagati.
Furono controllate l'automobile e la roulotte, oltre alle perquisizioni personali che vennero fatte nell'immediatezza dei fatti. Ma gli inquirenti che hanno lavorato al caso sin dai primissimi momenti li avevano esclusi dalla rosa dei sospettati.