I pm: Costa non ha verificato le informazioni di Schettino

Cronaca

Secondo i magistrati l'unità di crisi della compagnia avrebbe omesso di riscontrare adeguatamente le notizie che arrivavano dalla nave. Clini a SkyTG24: presto un decreto “anti-inchini”. Il ministero dell'Ambiente si costituirà parte civile. LO SPECIALE

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"Colpevole ignoranza". E' l'accusa che i magistrati di Grosseto rivolgono all'unità di crisi di Costa Crociere, che non si sarebbe informata adeguatamente sull'effettiva situazione a bordo della Concordia e avrebbe delegato ogni decisione al comandante Francesco Schettino. I morti accertati del naufragio, avvenuto il 13 gennaio scorso, sono al momento 25. E mentre proseguono le indagini il ministero dell'Ambiente ha fatto sapere che si costituirà parte civile. Corrado Clini ospite di SkyTG24 ha poi annunciato un decreto con le nuove regole sulle rotte delle navi in aree sensibili.   Le nuove regole, secondo il ministro, dovranno preservare aree come il santuario dei cetacei (una zona tra Sardegna, Corsica, Toscana e Francia) la laguna di Venezia e in tutte le aree naturali e riserve marine ( guarda il video in alto ).

Le accuse all'unità di crisi della Costa -
Mentre gli ultimi corpi individuati a bordo del relitto sono stati recupeati ( FOTO ), i tre dipendenti della società armatrice a terra hanno ricevuto un avviso di garanzia: si tratta del vicepresidente di Costa Manfred Ursrpunger, del capo dell'unità di crisi Roberto Ferrarini e di Paolo Parodi, "fleet superintendent" della nave. I magistrati scrivono che l'unità di crisi si è posta in una situazione di "colpevole ignoranza riguardo alla effettiva situazione a bordo".

Gli avvocati di Schettino: "Il comandante non ci sta al massacro mediatico" - L'emissione dei nuovi avvisi di garanzia è stata accolta postivamente dal legale toscano di Schettino, Bruno Leporatti: "L'ipotesi di una responsabilità verso altri credo imponga un ripensamento rispetto alla fase precedente delle attività di indagine che accreditava una certa situazione".
"Con il coinvolgimento dell'unità di crisi di Costa si apre un nuovo profilo di valutazione che rappresenta un passaggio obbligato per far luce sulla vicenda nella sua interezza", ha detto oggi in conferenza stampa l'avvocato, secondo cui "il comandante Schettino non ci sta né a essere massacrato mediaticamente né a essere un capro espiatorio". "Si prenderà le sue responsabilità, ma non accetta di essere indicato come il mostro che ha portato la nave sugli scogli e poi ha abbandonato i passeggeri".

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La società delegò le decisioni a Schettino -
Per i magistrati, l'unità di crisi avrebbe omesso "di verificare e riscontrare adeguatamente le informazioni fornite" da Schettino sull'incidente e sui danni, limitando il proprio contributo tecnico "soltanto agli aspetti burocratici e alle future prospettive di riparazione della nave". L'unità di crisi svolse "compiti puramente logistici, in genere omettendo e comunque ritardando ogni attività volta alla sicurezza delle persone imbarcate, di fatto demandando completamente tali attività al comandante Schettino".
Inoltre Ferrarini, Ursprunger e Parodi - da ieri indagati assieme a quattro ufficiali - evitarono di "mettersi a disposizione delle competenti autorità marittime, fornendo loro tutti gli elementi necessari per una compiuta valutazione dei fatti, di modo che i soccorritori intervenivano con ritardo". I tre dipendenti di Costa - unità di Carnival - sono indagati per omicidio colposo in cooperazione. Fino a mercoledì 22 il solo indagato oltre a Schettino - ai domiciliari - era Ciro Ambrosio, il suo secondo. Ambrosio e altri due ufficiali - Salvatore Ursino e Silvia Coronica - sono indagati perché trovandosi in plancia al momento del disastro avrebbero dovuto supportare il comandante nella manovra. Gli altri due ufficiali finiti nel registro degli indagati, Andrea Bongiovanni e Roberto Bosio, sono chiamati a rispondere rispettivamente di false comunicazioni all'autorità marittima - avendo detto alla Capitaneria di porto che il problema era rappresentato da un blackout a bordo - e omicidio colposo.

Il comandante non era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti -
Giovedì 23 è emerso anche che Schettino non era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti al momento del naufragio. Lo hanno stabilito gli esami tossicologici, come riferiscono fonti giudiziarie e lo stesso legale del marittimo. Dagli esami, che stanno per essere depositati, non risultano nemmeno tracce di alcool. Ma solo l'alcool-test al momento del fermo - che gli inquirenti dimenticarono di effettuare - avrebbe potuto escludere completamente che Schettino fosse in stato di ebbrezza quando si verificò il disastro. Ai tre reati che fino a ieri gli inquirenti contestavano a Schettino - omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave - si sono aggiunti abbandono di persone incapaci e omessa comunicazione alle autorità marittime. Intanto dalla ricostruzione dei magistrati, contenuta nel nuovo avviso di garanzia a Schettino, emerge che la sera del naufragio il comandante prima fece rallentare la nave per terminare con calma la cena, e poi la fece accelerare verso il Giglio per non accumulare ritardo, a una velocità di circa 16 nodi nonostante la vicinanza di ostacoli e bassi fondali.

Troppa gente in plancia -
Il comandante usò inoltre carte nautiche non adeguate, in scala troppo grande per segnalare, ad esempio, gli scogli delle Scole dove avvenne l'impatto. Troppe, poi, le persone presenti senza un motivo in plancia di comando al momento dell'urto, tra cui i membri dell'equipaggio Antonello Tievoli, Manrico Giampedroni e Ciro Onorato e la passeggera Domnica Cermotan, "cosa che ha ingenerato confusione e distrazioni per il comandante della Concordia". Secondo gli inquirenti, Schettino non eseguì le manovre opportune per evitare la collisione, non fece attivare le procedure antifalla e non diresse le operazioni delle squadre di bordo. Inoltre ritardò eccessivamente l'allarme di emergenza generale e, successivamente, l'ordine di abbandonare la nave. Schettino, insomma, non avrebbe privilegiato la salvaguardia dell'integrità fisica delle persone sulla nave, e fece ripetutamente comunicare a passeggeri ed equipaggio "informazioni false e tali da impedire il tempestivo e regolare svolgimento delle operazioni di raccolta presso le 'muster stations' e di abbandono della nave, riferendo soltanto di un blackout quando era pienamente consapevole che la nave aveva aperta una via d'acqua di consistenti dimensioni". In queste ore la Procura grossetana sta preparando il ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale del Riesame di confermare gli arresti domiciliari per Schettino. I termini per la presentazione scadono infatti domani.

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