Nel febbraio del 2011 un decreto di Giulio Tremonti trasformò il dipartimento. Da allora tutti gli atti devono avere il visto della Corte dei Conti. "Questa riforma ci affonderà come il Titanic" disse allora Franco Gabrielli
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"Queste riforme, così come sono, ci affonderanno come il Titanic". Parlava così il 20 febbraio 2011, Franco Gabrielli, sei giorni prima del varo del "milleproroghe" che avrebbe modificato profondamente la Protezione Civile italiana. Nel giro di un anno, l'operato del dipartimento è cambiato, secondo molti in peggio, in base allo strumento dell'ordinanza che da immediato è diventato complicato dopo l'inserimento di faticosi passaggi burocratici. Nel dettaglio, il testo di modifica della legge 225 del '92 (quella istitutiva del "servizio nazionale" di protezione civile) in un capitolo prevede che "al verificarsi degli eventi" il Consiglio dei Ministri, su proposta del presidente del Consiglio, "delibera lo stato di emergenza, determinandone durata ed estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità ed alla natura degli eventi" stessi. Le relative ordinanze - ed è qui che secondo alcuni cominciano i problemi - sono emanate di concerto, relativamente agli aspetti di carattere finanziario, con il ministro dell'Economia e delle finanze". Poi, tutti gli atti del commissario e dei soggetti attuatori devono avere il "visto preventivo" della Corte dei Conti.
Il rischio di queste novità - denunciato sempre in tempi non sospetti dallo stesso Gabrielli - è quello di avere un presidente del Consiglio "con la responsabilità di tutti gli interventi ma senza il potere di intervenire, lasciato in mano a burocrati che nulla hanno a che spartire con un mondo di cui non si sono mai occupati". Le conseguenze, in alcuni casi, sono paradossali: per l'alluvione dello scorso marzo nelle Marche non c'è ancora ordinanza. E questo perché lo Stato in caso di emergenza chiede alle regioni colpite i soldi, salvo intervenire con fondi "propri" (reperiti attraverso un aumento delle accise sui carburanti). Morale, nel giro di pochi mesi, a eventi calamitosi simili si è risposto con soluzioni diverse: per Puglia e Piemonte ci sono le ordinanze, perché le regioni hanno stanziato dei fondi in attesa di quelli statali, per la Basilicata sono stati stanziati 7 milioni dal governo, ma non attraverso il meccanismo del 'milleproroghe', a Liguria e Toscana sono andati 65 milioni (in due) e le regioni ci hanno aggiunto del loro. Altro punto dolente è quello del "Fondo di protezione civile", espressamente previsto dalla legge. Peccato che quello nazionale sia vuoto dal 2004, e quello regionale dal 2008. I soldi vi arrivano di volta in volta, quando è necessario.
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