Originario del Centro-Nord, proviene da una famiglia con elevato livello di istruzione, ha conseguito il dottorato prima dei 32 anni. Questo, secondo l'indagine Istat, l'identikit del dottore di ricerca che lavora fuori Italia
Non si arresta la fuga dei cervelli all'estero. Secondo un'indagine dell'Istat compiuta su oltre 18 mila dottori di ricerca, quasi 1.300 - il 7% - si sono spostati all'estero. La ricerca è stata realizzata tra dicembre 2009 e febbraio 2010 e riguarda i dottori di ricerca che avevano conseguito il titolo nel 2004 e nel 2006. La "fuga" ovviamente non riguarda soltanto i paesi esteri ma rimarca anche, all'interno del Paese, la differenza tra Nord e Sud.
I giovani "fuggono" all'estero - Di questo 7%, spiega l'Istat, lo 0,6% già risiedeva all'estero. E all'interno della percentuale del 6,4%, risultano più all'estero i maschi delle femmine (7,6% contro 5,1%). Si sposta di più soprattutto verso altri paesi chi ha conseguito il dottorato in giovane età (meno di 32 anni) e chi proviene da famiglie con un elevato livello d'istruzione (in cui almeno uno dei due genitori ha conseguito un titolo universitario).
Dall'indagine, emerge che di questi circa 1.300 ricercatori che ora risiedono all'estero, migrano con più frequenza i dottori di ricerca dell'area delle Scienze fisiche (il 22,7%) ma sono attratti dall'estero anche quanti hanno conseguito il dottorato in ambito matematico e informatico.
Dei 1.300 ricercatori 'fuggiti', il 41,2% aveva la residenza (prima della fine del dottorato) al Nord, il 23,3% al Centro e il 24,2% al Sud. Le regioni settentrionali presentano inoltre le più elevate quote di spostamenti verso l'estero: si va dal minimo dell'Emilia-Romagna, pari al 6,9% (dei dottori di ricerca residenti prima dell'iscrizione all'università) al massimo del 10,5% della Liguria. Inoltre, i dottori di ricerca che hanno trascorso dei periodi in un altro Paese, durante e grazie al corso di dottorato, risultano vivere all'estero al momento dell'intervista in una quota doppia rispetto alla media generale (12,9% contro 6,4%); un risultato, almeno in parte, attribuibile al sostegno della cultura della mobilità da parte delle istituzioni nazionali ed europee. L'incidenza della mobilità verso altri Paesi cresce all'aumentare del livello
d'istruzione dei genitori. In particolare, il 10% dei dottori di ricerca settentrionali con almeno uno dei due genitori laureati vive all'estero al momento dell'intervista. Gli originari del Centro e del Mezzogiorno provenienti da famiglie con un elevato livello d'istruzione hanno scelto di vivere in un altro Paese nel 7,8% e nel 5% dei casi.
Il profilo - In sintesi, il profilo tipo di dottore di ricerca "mobile" verso altri Paesi riassume le seguenti caratteristiche: originario del Centro-Nord, proveniente da famiglia con elevato livello di istruzione (padre o madre quantomeno diplomati), ha conseguito il dottorato in età relativamente giovane (meno di 32 anni), svolge attività di ricerca (almeno in parte) nell'attuale lavoro iniziato successivamente al conseguimento del titolo.
Tali caratteristiche accomunano circa il 35% di quanti si sono spostati verso l'estero; tra i dottori con questo profilo il 14,7% è presente al momento dell'intervista in un altro Paese.
I giovani "fuggono" all'estero - Di questo 7%, spiega l'Istat, lo 0,6% già risiedeva all'estero. E all'interno della percentuale del 6,4%, risultano più all'estero i maschi delle femmine (7,6% contro 5,1%). Si sposta di più soprattutto verso altri paesi chi ha conseguito il dottorato in giovane età (meno di 32 anni) e chi proviene da famiglie con un elevato livello d'istruzione (in cui almeno uno dei due genitori ha conseguito un titolo universitario).
Dall'indagine, emerge che di questi circa 1.300 ricercatori che ora risiedono all'estero, migrano con più frequenza i dottori di ricerca dell'area delle Scienze fisiche (il 22,7%) ma sono attratti dall'estero anche quanti hanno conseguito il dottorato in ambito matematico e informatico.
Dei 1.300 ricercatori 'fuggiti', il 41,2% aveva la residenza (prima della fine del dottorato) al Nord, il 23,3% al Centro e il 24,2% al Sud. Le regioni settentrionali presentano inoltre le più elevate quote di spostamenti verso l'estero: si va dal minimo dell'Emilia-Romagna, pari al 6,9% (dei dottori di ricerca residenti prima dell'iscrizione all'università) al massimo del 10,5% della Liguria. Inoltre, i dottori di ricerca che hanno trascorso dei periodi in un altro Paese, durante e grazie al corso di dottorato, risultano vivere all'estero al momento dell'intervista in una quota doppia rispetto alla media generale (12,9% contro 6,4%); un risultato, almeno in parte, attribuibile al sostegno della cultura della mobilità da parte delle istituzioni nazionali ed europee. L'incidenza della mobilità verso altri Paesi cresce all'aumentare del livello
d'istruzione dei genitori. In particolare, il 10% dei dottori di ricerca settentrionali con almeno uno dei due genitori laureati vive all'estero al momento dell'intervista. Gli originari del Centro e del Mezzogiorno provenienti da famiglie con un elevato livello d'istruzione hanno scelto di vivere in un altro Paese nel 7,8% e nel 5% dei casi.
Il profilo - In sintesi, il profilo tipo di dottore di ricerca "mobile" verso altri Paesi riassume le seguenti caratteristiche: originario del Centro-Nord, proveniente da famiglia con elevato livello di istruzione (padre o madre quantomeno diplomati), ha conseguito il dottorato in età relativamente giovane (meno di 32 anni), svolge attività di ricerca (almeno in parte) nell'attuale lavoro iniziato successivamente al conseguimento del titolo.
Tali caratteristiche accomunano circa il 35% di quanti si sono spostati verso l'estero; tra i dottori con questo profilo il 14,7% è presente al momento dell'intervista in un altro Paese.