Emilia, Piacenza aspetta la piena del Po
CronacaPaura e fiato sospeso nella città emiliana per il grande fiume che si ingrossa. Il culmine sarà raggiunto l’8 novembre ma nel frattempo la Protezione civile ha attivato la fase di pre-allarme. E in molti attendono la prima prova del nuovo ponte
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LE TESTIMONIANZE - La rabbia di chi ha perso tutto - "Ho visto tutto trascinato via" - "Il mio rientro nella città nel venerdì più nero" - "Così ho visto morire una bambina" - Il tam tam sul Web - Gli esperti: bisognava intervenire prima - Il sindaco Vincenzi: "Abbiamo fatto poco terrorismo"
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di Isabella Fantigrossi
A Torino è passata senza fare grossi danni. Ma l’onda della piena si muove. E, man mano che si scende, il Po si ingrossa. Dopo il capoluogo piemontese, Alessandria e Pavia, l’eco della paura arriva sulla prima sponda emiliana del grande fiume, a Piacenza, là dove ci sono tre ponti, uno attaccato all’altro, quello stradale, quello ferroviario e quello dell’autostrada, a collegare Lombardia ed Emilia-Romagna.
Qui, nel primo pomeriggio di lunedì 7 novembre, l’acqua ha già superato la soglia dei sei metri sopra il livello idrometrico (GUARDA LE FOTO). Nella notte tra domenica e lunedì il sindaco Roberto Reggi ha fatto chiudere via Nino Bixio, la strada che costeggia il fiume. E la Protezione civile dell’Emilia Romagna ha attivato la fase di preallarme. Il transito del colmo della piena, dicono i tecnici dell’Aipo, l’agenzia interregionale per il fiume Po, arriverà nella mattinata di martedì 8 novembre. L’altezza massima non dovrebbe superare i 7 metri oltre il livello. Secondo molti non sarà perciò una grossa piena. Chi ricorda l’alluvione del 2000 sa che allora il Po aveva superato i 10 metri. Ma tutto dipende dal tempo, perché nella serata di lunedì ci sarà una nuova perturbazione. E il grande fiume qua preoccupa sempre, "anche perché è arrivata l’ora del battesimo del nuovo ponte che collega la sponda emiliana e quella lombarda", si dice in città. Ad aprile 2009, con l’ultima grossa piena, il vecchio ponte stradale sul Po era crollato. Fino a dicembre 2010 le due sponde sono state collegate da un ponte di barche. "Se oggi ci fosse ancora quello, in giornate come queste il ponte provvisorio sarebbe stato chiuso". E per andare in Lombardia si sarebbe dovuta prendere l’autostrada. Ma da undici mesi è aperto il nuovo ponte. E la piena di martedì mattina sarà la sua prima prova di forza.
A Piacenza allora si aspetta, tutti allertati fino a mercoledì. Dalla sua sede di Parma l’Aipo continua a monitorare lo stato del fiume. Molti i curiosi che vanno a vedere il Po che ingrossa. Massa d’acqua, fango, tronchi e detriti scorrono sempre più veloci. Le golene aperte, le aree tra il letto del Po e gli argini che difendono la città, sono già allagate. Tre famiglie che abitano in alcune cascine a ridosso del fiume sulla sponda lombarda, a Isolone, Cascina Gaetana e Garagatano, a San Rocco al Porto, in provincia di Lodi, sono già state evacuate. I sindaci dei comuni interessati – oltre al capoluogo di provincia, anche Calendasco, Caorso, Castel San Giovanni, Castelvetro piacentino, Monticelli D'Ongina, Rottofreno, Sarmato, Villanova sull'Arda – stanno mettendo in campo le azioni di prevenzione previste dal Protocollo d’Intesa regionale sulla pianificazione d’emergenza. Due squadre di volontari della Protezione civile sono pronte a intervenire in caso di esondazione. E la navigazione, qui come lungo tutti i 652 chilometri del fiume, è vietata. Poi sarà il Po a decidere cosa fare.
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di Isabella Fantigrossi
A Torino è passata senza fare grossi danni. Ma l’onda della piena si muove. E, man mano che si scende, il Po si ingrossa. Dopo il capoluogo piemontese, Alessandria e Pavia, l’eco della paura arriva sulla prima sponda emiliana del grande fiume, a Piacenza, là dove ci sono tre ponti, uno attaccato all’altro, quello stradale, quello ferroviario e quello dell’autostrada, a collegare Lombardia ed Emilia-Romagna.
Qui, nel primo pomeriggio di lunedì 7 novembre, l’acqua ha già superato la soglia dei sei metri sopra il livello idrometrico (GUARDA LE FOTO). Nella notte tra domenica e lunedì il sindaco Roberto Reggi ha fatto chiudere via Nino Bixio, la strada che costeggia il fiume. E la Protezione civile dell’Emilia Romagna ha attivato la fase di preallarme. Il transito del colmo della piena, dicono i tecnici dell’Aipo, l’agenzia interregionale per il fiume Po, arriverà nella mattinata di martedì 8 novembre. L’altezza massima non dovrebbe superare i 7 metri oltre il livello. Secondo molti non sarà perciò una grossa piena. Chi ricorda l’alluvione del 2000 sa che allora il Po aveva superato i 10 metri. Ma tutto dipende dal tempo, perché nella serata di lunedì ci sarà una nuova perturbazione. E il grande fiume qua preoccupa sempre, "anche perché è arrivata l’ora del battesimo del nuovo ponte che collega la sponda emiliana e quella lombarda", si dice in città. Ad aprile 2009, con l’ultima grossa piena, il vecchio ponte stradale sul Po era crollato. Fino a dicembre 2010 le due sponde sono state collegate da un ponte di barche. "Se oggi ci fosse ancora quello, in giornate come queste il ponte provvisorio sarebbe stato chiuso". E per andare in Lombardia si sarebbe dovuta prendere l’autostrada. Ma da undici mesi è aperto il nuovo ponte. E la piena di martedì mattina sarà la sua prima prova di forza.
A Piacenza allora si aspetta, tutti allertati fino a mercoledì. Dalla sua sede di Parma l’Aipo continua a monitorare lo stato del fiume. Molti i curiosi che vanno a vedere il Po che ingrossa. Massa d’acqua, fango, tronchi e detriti scorrono sempre più veloci. Le golene aperte, le aree tra il letto del Po e gli argini che difendono la città, sono già allagate. Tre famiglie che abitano in alcune cascine a ridosso del fiume sulla sponda lombarda, a Isolone, Cascina Gaetana e Garagatano, a San Rocco al Porto, in provincia di Lodi, sono già state evacuate. I sindaci dei comuni interessati – oltre al capoluogo di provincia, anche Calendasco, Caorso, Castel San Giovanni, Castelvetro piacentino, Monticelli D'Ongina, Rottofreno, Sarmato, Villanova sull'Arda – stanno mettendo in campo le azioni di prevenzione previste dal Protocollo d’Intesa regionale sulla pianificazione d’emergenza. Due squadre di volontari della Protezione civile sono pronte a intervenire in caso di esondazione. E la navigazione, qui come lungo tutti i 652 chilometri del fiume, è vietata. Poi sarà il Po a decidere cosa fare.