Vie cittadine, strade provinciali, ma anche sentieri, prati e boschi: in vista della manifestazione di domenica 23 ottobre, l'area di Maddalena di Chiomonte resterà interdetta per 48 ore. Schierati 2.000 agenti. VIDEO
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Dalla mezzanotte di sabato 22 ottobre l'area attorno al cantiere per il 'cunicolo esplorativo' della Torino-Lione, alla Maddalena di Chiomonte in Val Susa è off limits. E' entrata in vigore l'ordinanza del prefetto di Torino e un'ampia "zona di tutela", come l'ha definita il sottosegretario all'Interno Michelino Davico, è diventata inaccessibile a chiunque, fino alle 7 di lunedì: sono vie cittadine e tratti di strade provinciali, ma anche sentieri, prati e boschi di Chiomonte e Giaglione, il paese dove domenica, alle 10.30, si sono dati appuntamento i movimenti No Tav.
Per due giorni sarà anche sospesa la caccia e in questo caso il divieto è esteso anche ai territori di Venaus ed Exilles. A vigilare che nessuno provi a violare la 'zona rossa' ci saranno centinaia di uomini e il numero delle forze dell'ordine impegnate il giorno della manifestazione sarà di circa 2.000 unità.
I No Tav protestano: "L'area interdetta è stata raddoppiata, così si aumenta la tensione". C'è forte apprensione in valle di Susa, perché non tutti sembrano disposti ad accettare l'obbligo di restare lontano dalla recinzione.
"L'obiettivo è di arrivare alle reti, in modo pacifico", sottolinea un giovane del centro sociale Askatasuna ricordando lo slogan della giornata 'Diamoci un taglio'.
Il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota non si stanca di ripetere "l'appello a tutti perché si tengano lontano dalla violenza. Chi usa la violenza - prosegue - non fa neppure gli interessi di chi è contro la Tav. Danneggia prima di tutto la Valle di Susa e l'immagine di questo territorio".
La linea di condotta annunciata da uno dei leader storici dei No Tav, Alberto Perino (guarda l'intervista), e poi approvata dalla maggioranza dell'assemblea popolare No Tav sembra chiara: "Se le forze dell'ordine lanceranno lacrimogeni, ci ritireremo in buon ordine. Nessuno di noi può permettere che accada il minimo incidente. Chi non accetta queste condizioni si pone automaticamente al di fuori del movimento e della manifestazione".
Resta forte, tuttavia, il timore di infiltrazioni di violenti. I sindaci 'No Tav', a parte qualche caso isolato, non sfileranno nel corteo, ma si raduneranno nella sede della Comunità Montana dove è stata convocata l'unita' di crisi.
Nei loro confronti ha dato un segnale di apertura il sottosegretario Davico che vuole coinvolgerli nei lavori dell'Osservatorio guidato dal commissario di governo Mario Virano: "I sindaci - è l'invito - tornino protagonisti e riprendano in mano la situazione. Costruiamo un percorso proprio a partire da una sorta di 'Osservatorio nell'osservatorio, e che non rappresenti solo un gioco di parole, ma una degna ed esemplare dimostrazione di democrazia".
Un invito accolto con un po' di diffidenza da Nilo Durbiano, primo cittadino di Venaus, il paese teatro degli scontri nel dicembre 2005, prima che venisse creato l'Osservatorio. "Siamo favorevoli al dialogo - osserva - purché il confronto sia reale e non fittizio. Chiediamo di essere non solo sentiti, ma anche ascoltati. E nell'Osservatorio c'eravamo già, ci hanno buttato fuori solo perche' non eravamo favorevoli alla Torino-Lione".
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