Papa accusa i pm: "Minacce per farmi parlare di Berlusconi"

Cronaca
Il deputato del Pdl Alfonso Papa, in carcere dal 20 luglio per l'inchiesta P4
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Il parlamentare del Pdl, in carcere dal 20 luglio, accusato di corruzione, rivelazione di segreti di ufficio e favoreggiamento personale nell'ambito dell'inchiesta sulla P4, attacca i magistrati. Il procuratore capo Lepore replica: "Non merita commenti"

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Parole pesanti, messe nero su bianco in una lettera autografa. Alfonso Papa, parlamentare del Pdl in cella da luglio per l'inchiesta P4, sostiene di essere sottoposto a "pressioni e minacce" dai pm, li chiama "estorsori": il loro obiettivo, afferma, è "farmi parlare di Berlusconi e Lavitola", "li ho denunciati alla procura di Roma", vorrebbero "farmi barattare la libertà con compiacenti confessioni di cose false". Lapidaria la risposta del procuratore capo, Giovandomenico Lepore: "Questa lettera, se è vera, non merita commenti".

A riaccendere i riflettori sul caso Papa è stata la visita in carcere, lunedì 10 ottobre, di quattro parlamentari di Popolo e Territorio: il capogruppo Silvano Moffa, Giancarlo Lehner, Arturo Iannaccone e Vincenzo D'Anna.
Dalla successiva conferenza stampa emergono le accuse rivolte da Papa, già magistrato in servizio a Napoli, ai suoi ex colleghi: "Il pm Woodcock mi ha fatto sapere che sarebbe disponibile a farmi scarcerare a patto che ammetta almeno uno degli addebiti mossimi e renda dichiarazioni su Berlusconi e Lavitola, o almeno su Finmeccanica". Papa - scrive nella lettera indirizzata a Moffa - dichiara di essere vittima "di estorsioni", mentre "dovrebbe ripugnare a un magistrato serio la sola idea di attuare minacce o pressioni".
Su tutto ciò Moffa annuncia una mozione parlamentare per riportare alla Camera la vicenda "dopo il vergognoso voto del 20 luglio che ha autorizzato l'arresto di Papa".

Dal 26 ottobre Alfonso Papa sarà sotto processo a Napoli assieme al consulente d'affari Luigi Bisignani, ai domiciliari dall'inizio dell'inchiesta sulla P4, un sistema di intelligence parallelo messo in piedi, secondo l'accusa, per condizionare la vita della pubblica amministrazione. I due saranno giudicati, a vario titolo, per concussione, corruzione, falso e rivelazione di segreto d'ufficio: secondo i pm Papa - "che ha svolto con continuità attività finalizzate a varie forme di abuso per ottenere denaro e prestazioni" - aveva notizie riservate dal carabiniere Enrico La Monica (latitante in Senegal, ndr) e da altri appartenenti alle forze di polizia e le girava a Bisignani, che a sua volta le metteva a disposizione dei "potenti". Accuse rispetto alle quali i due si professano del tutto innocenti, ma che hanno portato il gip Luigi Giordano a decidere il giudizio immediato, accogliendo la richiesta della procura. Lo stesso Giordano ha respinto, una settimana fa, l'ultima delle richieste di scarcerazione presentate dai legali di Papa.

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