L’Aquila, la Commissione Grandi rischi alla sbarra

Cronaca

Al via il processo per sette imputati che, nella primavera del 2009, avrebbe lanciato “segnali rassicuranti” sullo sciame sismico culminato con la scossa del 6 aprile. Sono accusati di omicidio colposo e altri reati. Una sessantina le parti civili ammesse

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E' cominciato a L'Aquila il processo a carico dei componenti della Commissione Grandi rischi che nella primavera del 2009 avrebbe lanciato “segnali rassicuranti” sullo sciame sismico che stava interessando il capoluogo abruzzese, culminato poi con la scossa delle 3.32 costata la vita a 309 persone. Sette gli imputati, accusati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo. Secondo i pm, nella riunione svoltasi una settimana prima del sisma, avrebbero espresso "una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico".

Dei sette imputati, era presente in aula il solo Bernardo De Bernardinis, già vicecapo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile. Contumaci Franco Barberi, presidente vicario della Commissione; Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile. "Ritenevo importante esserci - ha spiegato de Bernardinis – perché questa è la mia terra e anche per sottolineare la professionalità e la qualità degli altri pubblici funzionari".

"Cerchiamo giustizia e basta, applicare le cose per ottenere risultati che la giustizia richiede", ha detto il procuratore capo del capoluogo abruzzese, Alfredo Rossini, prima di entrare in aula. E ai giornalisti che chiedevano un commento sulla circostanza di voler mandare in galera persone che non avevano previsto un terremoto che non si poteva prevedere, ha risposto: "A me non risulta". L'udienza è stata incentrata sulla verifica di ammissibilità delle parti civili: alla fine ne sono "passate" una settantina, cioè quelle che hanno diritto al risarcimento danni, mentre sono rimaste fuori Codacons e associazione Codici.

Il processo è stato aggiornato a sabato primo ottobre alle 9 per l'ammissione delle prove e per sentire i testi del pm: "Non prendete appuntamenti per il pomeriggio, lavoriamo dall'alba al tramonto". Non escluse udienze, se necessarie, anche di domenica: "Non voglio che il processo duri due anni", ha ammesso il giudice.

I familiari delle vittime ricordano: "Ci dicevano di stare tranquilli"

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